Fininvest deve pagare

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 Una mazzata ma con lo sconto. I giudici della Corte d’Appello di Milano hanno condannato Fininvest a versare nelle casse di Cir 560 milioni di euro come risarcimento per i danni causati alla società  di Carlo De Benedetti con la corruzione giudiziaria che nel 1991 truccò la partita decisiva tra Berlusconi e l’editore de la Repubblica per il controllo della Mondadori. E il corruttore, secondo i giudici, è lui, il presidente del Consiglio. «E’ da ritenere – scrivono i giudici condividendo la sentenza di primo grado sul Lodo Mondadori – ai soli fini civilistici del presente giudizio, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede».

La sentenza d’appello è immediatamente esecutiva per cui la Cir nel giro di qualche giorno potrà  incassare il versamento congelato dall’ottobre 2009 (data della sentenza di primo grado) e prestato a Fininvest da un gruppo di quattro banche. Esattamente ciò che voleva impedire quella norma nascosta tra le pieghe della Finanziaria e ritirata nei giorni scorsi per le polemiche che avevano scosso anche la maggioranza di governo. In primo grado i giudici avevano condannato l’azienda della famiglia Berlusconi a un risarcimento di 750 milioni di euro per «danno patrimoniale da perdita di chance di un giudizio imparziale», per cui la sentenza di ieri ha abbuonato 190 milioni di euro, uno sconto dovuto a una nuova perizia che ha rivisto i valori delle società  interessate dal contenzioso del 1991.
La causa civile è diretta conseguenza dei processi penali avviati nel 1996 dai pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, gli stessi che avevano già  stabilito che l’avvocato Cesare Previti, per conto di Berlusconi, aveva corrotto il giudice Vittorio Metta con 400 milioni di lire in contanti per annullare un verdetto favorevole a Carlo De Benedetti. E ieri la Corte d’Appello ha anche stabilito che il giudice Metta venti anni fa condizionò la decisione di altri due giudici che annullarono il lodo arbitrale che aveva dato ragione a Cir.
Ma non è finita qui. I legali di Fininvest, considerando che si tratta di una sentenza piuttosto prevedibile, stanno già  studiando il ricorso in Cassazione. E stando a sentire i berluscones, che naturalmente parlano di verdetto politico, «la Cassazione non potrà  che annullare questa incredibile sentenza». La pensa così Niccolò Ghedini, l’avvocato più in vista di Berlusconi. «La Corte d’Appello di Milano – dice – ha emesso una sentenza contro ogni logica processuale e fattuale, addirittura ampiamente al di là  delle stesse risultanze contabili che erano già  di per sé erronee in eccesso, e addirittura superiore al valore reale della quota Mondadori posseduta da Fininvest». Per Ghedini significa che quando c’è di mezzo Berlusconi, «a Milano è impossibile celebrare un processo che veda l’applicazione delle regole del diritto».
Cir, invece, nell’esprimere «soddisfazione» per la sentenza sul lodo Mondadori, ci tiene prima di tutto a sottolineare una questione, e cioè che «il contenzioso giudiziario, relativo a fatti avvenuti oltre venti anni fa, riguarda una storia imprenditoriale ed è completamente estraneo all’attualità  politica». Quanto al merito: «Si è riconosciuto il diritto di Cir a un congruo risarcimento per il danno sofferto. Tale danno, enorme in origine, si è poi notevolmente incrementato per rivalutazione e interessi in considerazione del lungo tempo trascorso dai fatti. Con particolare soddisfazione si registra il passaggio della sentenza dove si riconosce che, corrompendo il giudice Metta, Fininvest tolse a Cir non la semplice chance di vincere nel 1991 la causa sul controllo del gruppo Mondadori-Espresso, ma la privò senz’altro di una vittoria che senza la corruzione giudiziaria sarebbe stata certa».


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