Usa, rivoluzione a scuola “Addio alla penna sui banchi basta il pc”

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new york. Dal prossimo autunno, ai bambini che si presenteranno nei banchi dello Stato lassù nel profondo Nord, verrà  risparmiata quella fatica che a travolto schiere di scolari. Mai più file di aste e paginate a righe. Mai più.
Per la verità  il Dipartimento per l’Educazione di Indianapolis sottolinea – naturalmente a macchina – che la scelta spetterà  alle scuole. Ma è una sottolineatura ipocrita. Con gli istituti scolastici che soprattutto qui in America sono una fabbrica di competizione, figuratevi un po’ chi manderà  i propri figli dalla maestra che invece di insegnare a navigare in un pc si ostinerà  nelle lezioni di dettato: magari mentre quelli alle orecchie hanno pure le cuffie dell’iPod. La scelta non è indolore e come sempre divide gli esperti. La scrittura a mano qui negli Usa si chiama “cursive”: è la nostra calligrafia che con un pizzico di elegia rimpiange sul Wall Street Journal il medico e scrittore Theodore Dalrymple. Ma non è solo una questione di cuore. Dice un esperto come Paul Sullivan che la scrittura a mano «sviluppa anche la capacità  di pronuncia. E aiuta a capire meglio quello che si legge. C’è un legame nel cervello tra la capacità  di imparare queste abilità  e la capacità  di scrivere».
Nella sua nuovissima “Storia della comunicazione” Marshall T. Poe s’è preso la briga di contare quanti anni l’uomo ci ha messo a imparare a scrivere: 175mila. E adesso vogliamo cancellare tutto questo – e con un semplice tasto “canc”? «Parlare e ascoltare costa poco», spiega il professore. «Scrivere e leggere, invece, ci costa. E per ragioni che ancora non conosciamo ci sarà  sempre una minoranza di bambini che non riusciranno mai a scrivere». Ma su una cosa gli evoluzionisti sono d’accordo: la scrittura a mano è tra quelle poche cose che ci distingue come specie.
Eppure questa decisione che sembra uscire da un romanzo di fantascienza di Kurt Vonnegut, che per la cronaca era proprio di Indianapolis, ha alle spalle addirittura la carta dell’istruzione nazionale. “Common core standards” è il manifesto che si propone di mettere ordine in quel caos che da sempre sono i vari ordinamenti scolastici degli stati americani. «Se conoscere il teorema di Pitagora è importante per gli studenti della Florida, dovrebbe essere importante anche per quelli degli Hawaii», scrive l’esperta di scuola Valerie Strauss.
Sembra banale ma non lo è. La gelosissima autonomia dei 50 stati già  disegna un’arlecchinata di corsi e curriculum che piegano la storia e la scienza, dalla Guerra Civile a Darwin, alle singole esigenze culturali – e spesso elettorali. Ma oltre a rimettere ordine gli “standards” invitano anche a focalizzare l’attenzione degli studenti sullo sviluppo delle “capacità  digitali”. In cambio di che?
La tv Local 12 ha raccolto l’indignazione degli anziani: «E quando si tratterà  di firmare un assegno?». Vero è però, sostengono invece i favorevoli, che quando questi bambini avranno l’età  di usarli si pagherà  tutto col telefonino… «La verità  è che i professori ormai da tempo avevano smesso di insegnare a scrivere a mano», dice Andree Anderson dell’Indiana University. «Non era considerata una priorità . E intanto la scrittura dei nostri studenti è diventata atroce». Ah, ecco. Travolta dalla scrittura a zampe di gallina, l’Indiana tagliò le penne: con tutta la gallina.


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