San Raffaele, mossa di don Verzé «Lasciatemi tutti i poteri»

Loading

MILANO — È alla resa dei conti, ma don Luigi Verzé s’arrende a fatica. Il fondatore del San Raffaele, il colosso sanitario di Milano travolto da quasi un miliardo di debiti, spera di riuscire a non farsi scavalcare (troppo) dagli uomini che, in nome della Santa Sede e di una charity internazionale, sono chiamati a traghettare l’ospedale fuori dalla crisi economica. Il prete manager tenta fino all’ultimo di mantenere i poteri, con al fianco almeno due delle fedelissime, Gianna Maria Zoppei (sovrintendente sanitario) e Raffaella Voltolini (direttore generale dell’Università  Vita Salute).
 È quanto trapela dal consiglio di amministrazione di ieri dell’Associazione Monte Tabor, vero centro di potere della galassia San Raffaele perché è qui che vengono nominati i consiglieri della Fondazione, quella, per intendersi, dove sono destinati ad entrare i quattro rappresentanti del Vaticano: il presidente dell’ospedale Bambin Gesù Giuseppe Profiti, il presidente dello Ior (la banca vaticana) Ettore Gotti Tedeschi, l’imprenditore Vittorio Malacalza e il giurista Giovanni Maria Flick.
Al loro fianco ci saranno i due consiglieri dell’ente non profit internazionale finanziatore di un miliardo di dollari in tre/cinque anni: il preside dell’ateneo Vita Salute Massimo Clementi e il docente di accounting della Bocconi Maurizio Pini. Il settimo consigliere resta, ovvio, don Verzé. E il prete manager non vuole, a quanto pare, mollare completamente la presa. Solo indiscrezioni, nulla di ufficiale. Ma, dicono i ben informati, dalla riunione di ieri dell’Associazione Monte Tabor sono uscite due raccomandazioni per il nuovo cda della Fondazione. Lasciare i poteri di firma a don Verzé e portare il numero dei consiglieri d’amministrazione da sette a nove. Un aumento di poltrone che permetterebbe al sacerdote di non rinunciare alle sue due fedelissime. Inutile sorprendersi.
È il 14 marzo 2008 quando don Luigi Verzé, nel giorno del suo 88esimo compleanno, festeggiava la posa dell’Arcangelo San Raffaele, una statua di 8 metri per 32 quintali, destinata a svettare sopra i tetti di Milano: «Nel cielo, va’, San Raffaele e grida: “Tutto è possibile a chi crede in Dio, Padre e nel suo figlio, Verbo di Dio e nostro Signore Gesù Cristo”» . Tre anni dopo e con l’ospedale sommerso dai debiti, lo spirito del fondatore del San Raffaele resta lo stesso. Le raccomandazioni trapelate ieri non hanno, comunque, valore vincolante, anche se dell’Associazione rappresenta la cerchia ristretta dei collaboratori di don Verzé (conosciuti anche come Sigilli). «Tutti i consiglieri durano in carica tre anni — si legge in un documento riservato dell’Associazione, creata il 5 agosto del 1958 —. Il Fondatore Sac. Prof. Luigi M. Verzé è presidente a vita» . Il suo cda è composto da undici fedelissimi, sui nomi dei quali viene mantenuta una riservatezza maniacale. Da un verbale datato 27 maggio 2010 è possibile, però, risalire ai loro nomi.
Oltre a don Verzé, compaiono Giuseppina Rossi (vicepresidente), Gaetano Ingui, don Paolo Natta, monsignor Giuseppe Pellegrini, ragionier Enrico Pian, Mariarosa Rocca, Raffaella Voltolini, Gianna Zoppei, Laura Ziller e Mario Cal (il braccio destro storico di don Verzé, interrogato già  due volte negli ultimi giorni dalla Procura). Gli undici fedelissimi rappresentano i depositari dell’Opera San Raffaele, ovvero i soci ordinari e i soci dedicati (questi ultimi sono i più potenti). Adesso la partita è aggiornata al 15 luglio, data del prossimo cda della Fondazione. All’ordine del giorno, le comunicazioni di don Verzé, la nomina del vicepresidente, i poteri di firma, il piano di ristrutturazione e varie ed eventuali.


Related Articles

Dietro le sbarre si perde il diritto alla salute

Loading

Da la voce.info (lavoce.info, 8 marzo 2007) Maria Cecilia Guerra Enza Caruso Potrebbe apparire come il “paradosso della Giustizia” quello

Banche e assicurazioni “incubi” delle famiglie

Loading

Cittadinanzattiva: reclami record su trasparenza e credit crunch. Italiani più poveri  

Il sindaco De Magistris contro tutti

Loading

Napoli. Condannato per abuso d’ufficio, il sindaco rifiuta di dimettersi: «Sentenza indecente, quando ero magistrato si è attivato contro di me un potere criminale. Se mi sospendono starò di più nelle strade».

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment