“Milanese incassava tangenti e pagava la casa di Tremonti”
ROMA – Una casa prestigiosa nel cuore di Roma. Simbolo, forse, di un nuovo rompicapo politico giudiziario. In quell’appartamento cinquecentesco abita infatti il ministro Giulio Tremonti, mentre a pagare il pesante canone di 8.500 euro, ogni mese, da alcuni anni, è il suo discusso braccio destro, il deputato Pdl Marco Milanese: l’ex ufficiale della Finanza e consigliere politico del ministro fino a pochi giorni fa, già da un anno travolto da accuse e da ieri destinatario di un ordine di custodia in carcere. Pesanti le contestazioni per lui: associazione per delinquere, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Il deputato è accusato di aver “estorto” ad un imprenditore, Paolo Viscione, (già in carcere per frode), circa un milione di euro tra viaggi, contanti, gioielli in oro e brillanti per lui e la compagna, in cambio della promessa di aggiustare le indagini che riguardavano quel faccendiere. E di aver incassato altri benefit e vantaggi personali in cambio di nomine per altri due soggetti, arrestati ieri, in società controllate dal Ministero dell’Economia, «come Ansaldo Breda, Ferrovie dello Stato, Oto Melara ed altre».
Repubblica svelò, sette mesi fa, la rete di frequentazioni pericolose e la presunta corruzione all’esame della Procura. à‰ la vicenda che ora mette in grave imbarazzo il ministro delle Finanze, dopo le indagini del pm Vincenzo Piscitelli e dopo accurati accertamenti della Digos. Lo stesso gip, Amelia Primavera, che ieri ha trasmesso il suo ordine di arresto alla giunta per le autorizzazioni della Camera, nel confermare le esigenze di custodia cautelare e ribadire come il carcere sia l’unica misura adatta al Milanese, fonda – tra l’altro – il pericolo di inquinamento delle prove da parte dell’indagato anche sul rapporto, ancora così stretto, che intercorre tra l’ex ufficiale della Finanza e Tremonti. E svela: «Emblematica dell’attualità del rapporto fiduciario esistente tra i due politici è la vicenda relativa all’immobile sito in Roma, alla via (…), di proprietà del Pio Sodalizio dei Piceni. Immobile concesso in locazione a Milanese per un canone mensile di 8.500 euro, ma di fatto utilizzato dal ministro Tremonti». La casa è lì a mostrare qualcosa che non si spiega. Il gip aggiunge: «I rapporti finanziari tra il ministro e Milanese sono assolutamente poco chiari».
à‰ un’affermazione che contiene più di una domanda. Perché il braccio destro di un ministro versa tanto denaro per il ministro? Perché non risulta, allo stato, alcun risarcimento di quelle somme, che ammontano ormai a circa 100mila euro, da parte di Tremonti? E, soprattutto: da dove trae origine la disponibilità economica di un ex finanziere che – ancorchè parlamentare dal 2008 e comunque accusato di aver incassato contanti e vari beni di lusso – deve sostenere i costi dell’avvenuta separazione della moglie, quello della nuova casa che divide con la sua compagna e di un terzo locale usato come suo studio? Gli investigatori indagano anche su lavori di ristrutturazione, valore 200mila euro, che hanno riguardato la casa del mistero. A metter su quel cantiere viene chiamata la società Edil Ars, di Angelo Proietti: la stessa che in molte occasioni ha ottenuto appalti dalla Sogei, società controllata dal dicastero delle Finanze e in passato finita sotto indagine della Finanza. La società di Proietti, tra l’altro, non ha saputo fornire documentazione, limitandosi a diminuire il valore di quei lavori, appena « «50mila euro», che comunque nessuno ha pagato. In cambio di cosa?
In quella strada nel cuore di Roma – almeno fino all’imbarazzata uscita del ministro – Tremonti è di casa. Alle 14, lo stesso portiere dello stabile, il signor Maurizio, in calzoni corti e polo gialla, spalanca le braccia: «Visite particolari, oggi? No, niente, il ministro è uscito come sempre silenzioso e tranquillo. La casa? Ci vive il dottor Tremonti, certo, ma il fitto lo paga Milanese, si sa».
Related Articles
GRILLO Un movimento bifronte
Da mesi i commentatori si dividono tra chi considera il Movimento 5 stelle una «costola della sinistra» e chi lo considera un’organizzazione populista, prevalentemente di destra, in certi casi tendenzialmente fascista. Sono vere entrambe le cose.
Legge elettorale, il Pdl apre Il Pd: basta con il doppio gioco
Nuove accuse. Contatti «sotterranei» per evitare la rottura
Strappo di Renzi, partito dilaniato No dalla Bindi e dai Giovani turchi