Una bella strizzata di fine legislatura
In realtà la stangata sarà più ampia perché certi provvedimenti andranno avanti nel tempo: cumulativamente sarà di 68 miliardi: quasi 2 miliardi per questo scorcio di anno; 6 nel 2012; 18 nel 2013 ai quali però bisogna aggiungere 2 miliardi dalla riforma dell’assistenza prevista dalla delega fiscale; 25 miliardi nel 2014, ai quali occorre sommare 15 miliardi di risparmi all’assistenza. Comunque sia, o 48 o 68 si tratta sempre di una bella strizzata, «necessaria – ha spiegato il ministro dell’economia – per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014» così come vuole l’Unione europea. Poi, il ministro dell’economia ha aggiunto che le cifre sono blindate.
Conferenza stampa piuttosto noiosa e accaldata, quella di ieri, arrivata quasi in contemporanea con il via libera di Napolitano al decreto legge che da ieri sera dovrebbe essere disponibile su Internet, anche se ne sconsigliamo la lettura a chi non ha lo stomaco duro. Dopo una breve introduzione di Gianni Letta (sottosegretario alla presidenza del consiglio) la palla è stata passata a Giulio Tremonti che l’ha tenuta saldamente salvo alcuni passaggi alle inesistenti comparse che lo attorniavano: i ministri Brunetta, Romani e Calderoli. Che ha avuto, però un merito: è stato l’unico che ha messo un po’ di pepe all’incontro, affrontando un argomento scottante, il «lodo Mondadori», dopo il rifiuto di Tremonti di spiegare la vicenda un po’ misteriosa della genesi del comma 23 dell’articolo 37 del decreto legge. Alla domanda, infatti, Tremonti, ha glissato con un laconico «chiedetelo alla presidenza del consiglio». Calderoli, invece, a chi gli riproponeva la domanda ha fatto affermazioni importanti. Ha confermato di aver telefonato a Napolitano; di non essere stato a conoscenza del testo; che quel provvedimento, senza entrare nel merito, aveva in sé principi di incostituzinalità , visto che non si riferiva all’intera platea delle cause con indennizzo in sede civile, ma solo a quelle che in primo grado e in appello prevedevano «condanne» superiori, rispettivamente, ai 10 e ai 20 milioni di euro.
Torniamo alla blindatura della manovra. O meglio delle manovre, in quanto per Tremonti anche la riforma dell’assistenza (il ministro ha lodato il modello adottato dalla provincia di Trento, a guida centrosinistra) è blindata. La blindatura avverrà attraverso la legge di stabilità che prevederà in caso di mancata applicazione dei tagli all’asistenza, tagli di pari importo alla pletora (470) di deduzioni e detrazioni che caratterizzano il sistema fiscale con un costo di oltre 170 miliardi l’anno. Per essere chiari: questa è l’eredità che Tremonti lascia al futuro governo. Mentre all’attuale opposizione ha chiesto collaborazione.
L’esposizione di Tremonti non ha lasciato spazi ai particolari della manovra (in parte già largamente conosciuti) ma è stata tutta centrata sulla filosofia del provvedimento. Anzi dei provvedimenti, visto che il ministro dell’economia per «buon peso» ha anche aggiunto il decreto sullo sviluppo, finora approvato (con fiducia) da un solo ramo del parlamento. Il tutto l’ha fatto per negare che il governo non si interessi dei problemi della crescita. Ovviamente Tremonti ha lodato una serie di misure prese dal governo sul tema delle liberalizzazioni (quasi assenti) e delle semplificazioni. Ma che impatto avranno queste misure (tutte o quasi a costo zero) sul Pil? Tremonti non ha saputo rispondere. Ha spiegato, infatti, che nelle previsioni macroeconomiche non è stato calcolato l’eventuale impatto degli incentivi allo sviluppo preparati dal governo. Una cosa è sicura: alcuni provvedimenti non sono infami, anche se approvati tardivamente. E il governo ha fatto bene a non quantificare, visto che il loro contributo allo sviluppo sarà assolutamente marginale.
Tremonti ha anche parlato dei tagli ai costi della politica: una «riforma epocale» l’ha definita, immodestamente, che farà riferimento ai costi medi europei. In realtà la riforma, se ci sarà , avrà tempi lunghi: i contratti dei manager mano a mano che questi scadranno, le auto blu quando saranno rottamate, mentre per i parlamentari è tutto rinviato alla prossima legislatura. Il ministro – mentendo- ha poi parlato di un taglio del 30% del contributo ai partiti: falso, perché il taglio ulteriore sarà solo del 10%, in quanto un 20% era stato deciso (dal parlamento) negli ultimi anni.
Nel corso della conferenza, c’è stata anche una nota di colore: Tremonti ha accennato alla Tobin Tax. «Ci avevamo pensato. Però – ha spiegato – nello stesso giorno in cui è stata richiesta dal presidente Barroso, è arrivato il parere negativo della Bce». «Se è problematico inserirla in Europa sarebbe stato ancora più problematico farla in un solo paese», ha commentato. Poi ha spiegato che la manovra nel 2011-2012 non è stata più ampia, perché i conti sono in regola e la Ue non ce la chiedeva. Quindi, tutto rinviato a quando – speriamo – lui non sarà più al governo. Infine, vale la pena ricordare che il ministro Brunetta ancora una volta se l’è presa con i fannulloni e gli assenteisti del pubblico impiego. Confermando i controlli sulle assenze per malattia nei giorni pre e post festivi, ma soprattutto dando una cifra sconvolgente: entro il 2014 saranno eliminati 250-200 mila lavoratori pubblici. Come e dove non lo ha spiegato. Salvo un accenno alla esternalizzazione degli autisti delle auto blu: non saranno più dipendenti pubblici a guidare le auto di servizio, ma lavoratori privati.
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