Dal direttivo di Corso Italia l’ok all’intesa con Cisl, Uil e Confindustria

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Il direttivo di Corso Italia approva la linea della segretaria Camusso e dà  l’ok all’ipotesi di accordo sottoscritta con Cisl, Uil e Confindustria, su rappresentanza e efficacia dei contratti.

La Cgil approva: il direttivo di ieri ha dato l’ok all’accordo sottoscritto dalla segretaria generale, Susanna Camusso, con Cisl, Uil e Confindustria, sulla rappresentanza e l’efficacia dei contratti.
I voti a favore dell’intesa sono stati 117, 21 i contrari e uno l’astenuto. Adesso l’ultima parola spetta ai lavoratori iscritti al sindacato. Non tutti però, solo quelli interessati direttamente dall’accordo, quindi solo i dipendenti delle aziende associate a Confindustria saranno chiamati alla consultazione per validare il documento interconfederale. Così vuole lo statuto del sindacato. Insorge il leader Fiom, che aveva già  contestato la pace firmata da Corso Italia con Cisl e Uil e industriali il 28 giugno. Per Maurizio Landini, quell’accordo è negativo perché apre alle deroghe al contratto nazionale, limita il diritto di sciopero e la democrazia e il voto nei luoghi di lavoro. Contro queste tesi si è spesa di nuovo ieri Susanna Camusso, che al direttivo ha ribadito le ragioni del sì. Dal superamento di anni di contrapposizione fra i sindacati, al blocco dei contratti separati: dalla griglia minima di regole unitarie sulla rappresentanza e la contrattazione, alla misurazione della rappresentanza sindacale nel settore privato.
Insomma, «un accordo importante» magari «non risolutivo» ma «che contiene delle risposte a delle nostre rivendicazioni, ferma una deriva e ci consente di provare a ripartire in un’altra direzione e con altre modalità  da una stagione di profonda divisione».
QUESTIONE DI DEMOCRAZIA
La replica di Landini va oltre i contenuti e pone una nuova questione di democrazia sindacale. In particolare sul ricorso al voto degli iscritti alla Cgil, che in questo caso esclude i pensionati e i dipendenti del pubblico impiego, così come i lavoratori di imprese non appartenenti a Confindustria. Inoltre, fare una consultazione tra gli iscritti portando solo un documento, pur approvato dal direttivo, che rappresenta solo il punto di vista del sì, per Landini «non è una pratica particolarmente democratica».
Comunque, dice il sindacalista, «noi per rispetto del nostro statuto organizzeremo un referendum in tutte le fabbriche metalmeccaniche per permettere a tutti di esprimersi. Chiediamo che i lavoratori debbano essere messi nella condizioni di conoscere tutti i punti di vista diversi che esistono. Bisogna che democraticamente in tutti i luoghi di lavoro questi siano rappresentati. Questo è un punto decisivo di evoluzione democratica anche della stessa Cgil».


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