Acciaierie, ci sarà  una «amministrazione straordinaria»?

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A Piombino si parla di una possibile «amministrazione straordinaria». In altre parole, di una sorta di intervento diretto dell’esecutivo per scongiurare ulteriori guai. Al tempo stesso, comunque vada a finire l’incontro di oggi pomeriggio al ministero dello Sviluppo economico, non mancano gli spunti di riflessione sul caso della Severstal-Lucchini, asse portante del secondo polo siderurgico nazionale dopo quello di Taranto. Riflessioni, va da sé, molto amare.
In discussione, ormai da mesi, c’è la ristrutturazione di un debito di circa 770 milioni di euro.
Si tratta dell’esposizione complessiva verso le banche contratta dal gruppo russo Severstal, uno dei più grandi del mondo nel settore della siderurgia, e dal suo patròn Aleksej Mordashov. Il ricchissimo magnate di Cerepovec ha assicurato di voler onorare i suoi impegni, tanto da vendere anche la sua controllata francese Ascometal. Ma questa operazione sarà  possibile – i compratori ci sono – solo se prima le banche daranno il loro ok alla ristrutturazione.
Ad oggi quasi tutti gli istituti di credito sono pronti a fare la loro parte per riscadenzare il debito Un paio, esposti per non più di 20 milioni, ancora no.
Nella partita contro il tempo per il salvataggio delle Acciaierie, c’è peraltro da registrare che l’ossigeno necessario al gruppo, che conta 3.200 dipendenti in Italia (2.140 a Piombino, gli altri a Trieste, Bari e Brescia), non è rappresentato solo dal debito verso le banche.
C’è bisogno anche di nuovi finanziamenti per 140 milioni complessivi: 80 a sostegno del piano industriale «ponte», e 60 di nuove linee, necessarie a garantire il normale funzionamento della società .
Di fronte a uno scenario del genere, le ultime indiscrezioni arrivate da Roma dicono che il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia abbia deciso di prendere il toro per le corna. «Speriamo che la banche sottoscrivano il percorso individuato – ha spiegato due giorni fa ad un’assemblea confindustriale – se così non sarà  ci saranno comunque dei piani alternativi». Che parlano appunto di un intervento diretto del ministero, attraverso una «amministrazione straordinaria» che nei fatti porterebbe il governo a diventare garante nei confronti delle banche. Una fattispecie diversa dall’amministrazione controllata, legata all’intervento del tribunale e quindi della magistratura.
Nel mezzo, naturalmente, ci sono gli operai. Più che preoccupati, tanto da salire lunedì scorso anche sulla sommita di un silos della enorme fabbrica, cercando di sensibilizzare la città .
Una Piombino che però, dopo vent’anni di semi-disinteresse politico sul destino dell’acciaio, in favore di una presunta “vocazione turistica” che in tutta la Val di Cornia ha portato ad una urbanizzazione spinta, sembra essere diventata abulica. Tanto che allo sciopero (di sole due ore) di lunedì con corteo cittadino hanno partecipato non più di trecento persone. Mentre nessun media ha segnalato la netta presa di posizione di un centinaio di operai, che hanno lanciato la proposta di uno sciopero generale per l’intera giornata, e di una mobilitazione oggi a Roma, sotto il palazzo del ministero dello Sviluppo economico, nell’attesa di una risposta positiva al problema della ristrutturazione del debito.
Del resto che la situazione sia difficile è confermato dall’Inchiesta Operaia messa in cantiere dal Circolo delle fabbriche del Prc, sulla base di un questionario cui hanno risposto 750 tute blu dell’acciaio, e presentata alcuni giorni fa: «La Fiom resta il sindacato che ha più presa sugli operai del polo siderurgico piombinese – sintetizza Alessandro Favilli – ma la fiducia nei suoi confronti è stata esplicitata solo dal 18% di chi ha risposto al questionario».
L’ennesimo dato su cui sarà  necessaria, prima o poi, una riflessione.


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