Progetti, varianti, finanziamenti e ritardi tutti i nodi dell’opera che divide da 22 anni
È successo nel 2005 a Venaus, quando doveva partire il sondaggio per il tunnel geognostico che fu bloccato innescando il processo di radicale revisione del progetto. Ed è successo ieri, sui monti della Ramat dove per tutto il giorno i No Tav hanno portato l’assedio al cantiere. Ecco quali sono i nodi di una vicenda che sta dividendo l’intero Paese.
Alta velocità -La Torino-Lione disegnata sulla carta è un megatunnel di 57 chilometri sotto le Alpi, di cui 14 in Italia. A Susa, all’uscita dalla montagna, una stazione internazionale dove fermeranno i Tgv per Parigi. La linea si infila poi nella montagna dell’Orsiera per quasi 20 chilometri, attraversa la pianura sotto la Sacra di San Michele per poi infilarsi nella collina morenica, entrare allo scalo ferroviario di Orbassano, toccare Torino per poi correre nella pianura padana. La versione attuale è però low cost con il doppio obiettivo di placare le proteste riducendo l’impatto e rendere affrontabili gli investimenti per le casse pubbliche. Saranno realizzati appena 28 chilometri sugli 81 previsti. Il resto dopo il 2023.
Cantieri-600 mila metri quadrati di territorio sono destinati ai cantieri con oltre 17 milioni di tonnellate di materiali di scavo. Una cifra che uguale alla quantità di zucchero esportata dal Brasile o a quella del riso prodotto Thailandia in un anno. Con la versione attuale spariscono però, almeno per dieci anni, i cantieri della basse valle e quello di Rivoli, vicino all’ospedale e nel mirino degli agricoltori. Per non intasare la viabilità locale è già previsto che il materiale di scavo sarà portato fuori solo attraverso i treni.
Europa-L’Europa contribuisce al 30% dei costi della tratta di confine: 2 miliardi di euro, di cui 671 già previsti, ridotti a 662 a dicembre per i ritardi accumulati sul progetto. Ma per mettere mano al portafoglio ha imposto in questi anni scadenze precise, puntualmente disattese. Aveva chiesto l’avvio del cantiere di Chiomonte nell’autunno del 2010. Inverno e tempi di approvazione del progetto hanno fatto slittare l’appuntamento con le ruspe al 31 marzo. Anche quella data però è andata buca. Nuovo termine il 31 maggio, diventato poi 30 giugno. Scadenza centrata a metà : il cantiere è aperto, ma mancano la firma dell’accordo internazionale tra Italia Francia e l’approvazione del progetto. Solo allora l’Europa confermerà i fondi: mercoledì il banco di prova nel vertice bilaterale a Roma. I lavori a Chiomonte dureranno fino al 2015. Nel 2013 dovrà invece partire il buco per il megatunnel sotto le Alpi e i lavori finiranno nel 2023.
Francia – Sono tre le discenderie gemelle di quella prevista a Chiomonte già realizzate in Francia, nella regione della Maurienne. Quattro milioni e mezzo di euro per le gallerie di Saint Martin del Porte, La Praz e Modane. I lavori che in Italia sembrano così difficili da digerire in Francia sono partiti già nel 2001 e terminati. Grazie a una legge del governo di Parigi, che il Piemonte ha replicato da questa parte delle Alpi, nei cantieri delle gallerie geognostiche francesi hanno lavorato per il 48% aziende e maestranze locali.
Investimenti- La Torino-Lione costa 14 miliardi di euro: 10,5 per la tratta internazionale, da dividere tra Italia, Francia e Unione Europea. Pesano poi tutti sulle casse di Roma i 4,3 miliardi della tratta da Chiusa San Michele a Torino; su Parigi i 6 miliardi previsti per la linea oltreconfine. La versione low cost consente un risparmio per la casse pubbliche di 4 miliardi rimandando al 2035 il resto della spesa.
No tav- 23 comuni della Valle e migliaia di cittadini da anni si oppongono al supertreno. Nel 2005 nel mirino i rischi per la salute per amianto e uranio presenti nelle rocce. Oggi la battaglia si gioca soprattutto sui costi e sulle motivazioni dell’opera: «Uno scempio ambientale e uno spreco inaccettabile, in un momento in cui si chiede a tutti di tirare la cinghia». La linea ferroviaria è secondo i No Tav più che sufficiente ad assorbire il traffico perché oggi è sottoutilizzata e sarà saturata non prima del 2025-30».
Sì Tav – La Tav metterà il Piemonte al centro dell’Europa e consentirà una crescita di 1,5 punti di Pil l’anno e 7 mila posti di lavoro. Pensare di cavarsela con la linea storica «è antiquato e poco serio» sostengono i Si Tav: è stata progettata nel 1857: è come se l’Olanda avesse un solo collegamento ferroviario, sostengono i tifosi della Tav. Sarà un treno per Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Paca e Rhone Alpes: 17 milioni di abitanti, un Pil da 500 miliardi, 1 milione e mezzo di imprese e scambi commerciali per 11 miliardi di euro.
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