Grecia. La lotta non è finita

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Secondo Venizelos la recessione arriverà  al 3,90% quest’anno mentre la disoccupazione sarà  tra il 16% e il 17%. Il che significa che tra disoccupazione nascosta e disoccupati di lunga durata (non inclusi nelle statistiche) un greco su quattro sarà  senza lavoro.
Il governo greco vuole ottenere in autunno l’approvazione del secondo «prestito mammut», come il premier Papandreou ha ribattezzato il secondo pacchetto per «salvare la patria». Un prestito che potrà  variare tra gli 85 e i 110 miliardi.
Papandreou sa molto bene che l’applicazione immediata dei tagli avrà  conseguenze tremende sulla popolazione. Per questo utilizza di nuovo lo spauracchio del fallimento, che potrebbe contenere una parte del malumore della popolazione e del Pasok. Per finanziare uno sviluppo che sembra lontanissimo Venizelos e Papandreou scommettono ora sui fondi dei programmi europei.
Da parte sua il leader conservatore Antonis Samaras ha detto ieri che vuole «rinegoziare tutto» e chiesto elezioni anticipate in luogo del referendum chiesto dal premier.
La battaglia
d’autunno
Nuova democrazia ha avvertito Papandreou di non chiedere la maggioranza qualificata di 180 voti nel parlamento, per approvare il secondo Memorandum a settembre. Papandreou sarà  in grado di vincere la battaglia d’autunno per votare il nuovo maxi prestito quando il paese sta già  affogando in quasi 300 miliardi di prestiti? Quante tasse e inutili sacrifici chiederà  ancora a pensionati, lavoratori, liberi professionisti e piccole imprese familiari? Già  nei prossimi mesi spariranno dagli ospedali 4.500 posti letto, mentre le università  faciliteranno l’ingresso dei privati, i tagli al personale e la diminuzione degli studenti iscritti.
L’opinione pubblica si è schierata contro la repressione brutale del movimento degli «indignati»determinati a restare in piazza Syntagma e a portare il confronto nei quartieri della capitale e nelle altre città . Evitando, grazie alla repressione, grandi manifestazioni di massa ad Atene, Papandreou ha però accesso la protesta pacifica e la disobbedienza civile, come testimoniano le affollatissime assemblee quotidiane degli «indignati».


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