Thailandia, i rossi alla riscossa
Resa dei conti elettorale, domenica, tra le due Thailandie, che da anni si contendono il potere a Bangkok sul filo della guerra civile.
Da una parte i ‘rossi’: le classi rurali del popoloso nord-est, i poveri delle periferie e i piccoli imprenditori, sostenitori del premier in esilio Thaksin Shinawatra e nostalgici delle sue politiche sociali e populiste, oggi capeggiati da sua sorella Yingluck (foto), candidata premier del Puea Thai (ultima reincarnazione del partito di Thaksin, il Thai Rak Thai, bandito nel 2007 dalla giunta militare golpista).
Dall’altra o ‘gialli’: l’aristocrazia conservatrice, l’alta borghesia della capitale e delle ricche regioni meridionali e le potenti caste dei militari e dei giudici, sostenitori del partito Democratico e del premier in carica Abhisit Vejjajiva (salito al potere dopo il golpe giudiziario del 2008 contro il governo ‘rosso’ di Somchai Wongsawat).
Tutti i pronostici danno per scontata un’ampia vittoria dei ‘rossi’ del Puea Thai di Yingluck Shinawatra: una grade rivincita dopo la sanguinosa repressione militare delle loro protese di un anno fa (90 morti e 1.800 feriti) e soprattutto dopo i due golpe (il primo, quello vero e proprio del 2006, contro Thaksin) che hanno rovesciato i governi ‘rossi’ legittimamente eletti.
Rappresentando l’élite sociale del paese, i Democratici ‘gialli’ di Abhisit Vejjajiva (foto) sono minoritari per semplici ragioni numeriche. Non a caso sostengono da anni la necessità di una riforma elettorale che abolisca il suffragio universale, privando del diritto di voto le classi rurali povere, da essi giudicate troppo ignoranti e vulnerabili alla propaganda populista.
Domenica il Puea Thai (che prima del golpe del 2006, come Thai Rak Thai, aveva il 60 per cento dei voti e dopo il golpe, come People’s Power, il 40) punta a ottenere la maggioranza assoluta dei voti e dei 500 seggi del parlamento, così da poter formare un governo autonomo. In questo caso, secondo molti osservatori, non è escluso un nuovo intervento dell’esercito, guidato dal generale ‘falco’ Prayuth Chan-ocha (foto), per rovesciare il verdetto delle urne.
Se invece, come indicano i sondaggi, il ‘rossi’ della Shinawatra si confermassero primo partito ma fermandosi al 45 per cento, i Democratici di Abhisit potrebbero dar vita a un nuovo governo di colazione con tutti partiti ‘gialli’: un’ipotesi che, inevitabilmente, scatenerebbe la rivolta delle ‘camicie rosse’ riportando il paese sull’orlo della guerra civile.
Un’altra ipotesi che circola in queste ore di vigilia elettorale a Bangkok è quella di un’accordo di compromesso tra esercito e Puea Thai, che garantirebbe a quest’ultimo il diritto di governare in cambio dell’impegno a non epurare i vertici delle forze armate responsabili dei morti dell’anno scorso e a non proporre un’amnistia per Thaksin che gli consenta di tornare in patria.
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