S&P, in Italia resta rischio debito. Troppo debole la crescita del Pil

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ROMA – Malgrado la manovra complessiva da 47 miliardi , con misure di austerity supplementari dirette a ridurre il deficit pubblico, annunciata in questi giorni dal governo italiano, “riteniamo che sui piani di riduzione del debito del governo continuino a pesare consistenti rischi dovuti soprattutto alle deboli prospettive di crescita dell’italia”. Lo scrive l’agenzia di rating Standard and Poor’s in una nota sull’andamento dei conti pubblici italiani all’indomani della manovra per il periodo 2011-2014. E il giorno dopo il varo del Consiglio dei ministri, arrivano le prime reazioni alle misure messe in cantiere dal governo.

I dubbi di Standard and Poor’s. Nel valutare l’efficacia della manovra di rientro approvata ieri sera dal Consiglio dei ministri, S&P sottolinea che “molte delle misure annunciate potrebbero indirettamente favorire la competitività  del sistema Italia” come ad esempio i tagli decisi per le pensioni ‘d’oro’ del settore pubblico e la prevista razionalizzazione del complesso sistema di deduzioni fiscali in vigore nel Paese. Anche l’intenzione di anticipare di un anno, dal 2015 al 2014, l’agganciamento dell’età  pensionabile alle speranze di vita, “ci convince ulteriormente che la spesa pensionistica futura legata all’andamento demografico per l’Italia sarà  tra le più basse in Europa”. Anche l’accordo raggiunto da Confindustria e i tre principali sindacati  nazionali su contratti e rappresantanza, con la maggior enfasi attribuita alla decentralizzazione dei negoziati salariali, viene considerato da S&P “un passo importante a favore della flessibilità  salariale”. Nondimeno, aggiunge l’agenzia di valutazione del credito, “alla luce del debole tasso di crescita italiano (-0,9% il Pil pro capite tra il 2005 e il 2011), riteniamo che saranno necessarie riforme micro e macroeconomiche ben più incisive per incentivare gli investimenti privati e adeguare i livelli salariali alla produttività “. Senza misure di questa portata, l’Italia “non riuscirà  a realizzare il suo potenziale economico”. La ricchezza prodotta dal Paese, quindi, non sarà  sufficiente “a dare il via a cali significativi nel rapporto fra debito e Pil” che ha toccato il 119% a fine 2010.  Per questo, S&P “conferma che esiste una possibilità  all’incirca di uno a tre che i rating sul debito italiano possano essere abbassati nei prossimi 24 mesi, come testimoniato dall’outlook negativo sul rating”. Sulla manovra in sé, continua il comunicato, “riteniamo che i piani di austerità  più recenti siano generalmente credibili, in particolare tutte quelle misure che puntano a ridurre la spesa per stipendi nel settore pubblico e per le pensioni”. Il governo tuttavia, “potrebbe essere troppo ottimista circa gli effetti della lotta all’evasione”.

Le reazioni. A meno di 24 ore dal varo delle misure previste dalla manovra, arrivano i primi commenti dalle forze politiche e sindacali. “Non c’è una misura che sia di stimolo. Solo tagli”, ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ai giornalisti. “Una manovra come questa – ha spiegato Bersani – sarà  ulteriormente recessiva. Diminuiranno i consumi e la produzione, già  debole, non può rafforzarsi”. “Oggi un giornale (Avvenire, ndr) titolava: ‘Tanti tagli e una promessa’ – ha aggiunto – questo è il titolo giusto”. Un ‘cane che si morde la coda’. Così Mario Baldassarri, presidente della Commissione Finanze del Senato in quota Fli, definisce la manovra economica. Nel provvedimento, ha osservato l’economista finiano, “non c’è nulla a sostegno della crescita e dello sviluppo. Il rishio – ha puntualizzato – è che l’aumento delle entrate per un terzo vada ad intervenire sul deficit e per due terzi serva a finanziare la spesa corrente. L’effetto è banale ed è quello un freno sulla crescita economica che a sua volta crea altri buchi di deficit”. Per il sindaco di Torino, Piero Fassino, la manovra pesa troppo sugli enti locali: “I Comuni sono alla frutta: sono in discussione anche i servizi essenziali. Sono 10 anni – aggiunge – che il risanamento dei conti è a carico degli enti locali, su cui sono stati caricati tutti i costi del rientro. Non è più possibile andare avanti così: i Comuni sono alla frutta”. Si tratta di una manovra: “Ingiusta, inadeguata e sbagliata” secondo il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, mentre il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, che sospende per ora il giudizio generale sulla manovra, ha espresso un parere positivo su alcune parti: “Un voto sulla manovra per ora non posso esprimerlo – ha spiegato Bonanni -, ma sul fisco dò il voto buono mentre ritengo più che sufficiente la soluzione trovata per le pensioni delle donne”


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