Niente più figli di serie B i bimbi nati fuori dalle nozze avranno gli stessi diritti

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ROMA – Basta discriminazioni tra figli legittimi e figli naturali, tra chi nasce da una coppia sposata e chi invece viene al mondo fuori dal matrimonio. D’ora in poi ci saranno solo figli, tutti finalmente uguali davanti alla legge: con lo stesso diritto ad avere una famiglia completa con tanto di nonni, zii e la possibilità  di ereditare da questi. C’è poi una nuova certezza per le mamme: se non sono sposate e per prime riconoscono il bambino, il loro cognome resterà  al piccolo anche quando il padre, dopo un giorno, un mese o anni, lo avrà  riconosciuto.
Così stabilisce il disegno di legge approvato con voto bipartisan ieri mattina dalla Camera e che prevede una serie di modifiche al codice civile. Fine dunque dei bambini di serie B – e sono oltre 134mila ogni anno in Italia (il 24%) – che non avevano giuridicamente diritto a nonni o zii perché nati da coppie unite solo dall’amore, che non potevano entrare nell’asse ereditario dei parenti perché venuti al mondo da genitori non sposati. «Erano ragazzini che rischiavano, in caso di morte del papà  e della mamma, di finire in un istituto perché i nonni non erano considerati parenti per legge, e quindi non potevano averli in affido», dice l’onorevole Alessandra Mussolini, relatrice alla Camera di una legge approvata coi voti di maggioranza e opposizione e il plauso di deputati opposti politicamente come la teocon Paola Binetti e Paola Concia del Pd.
La legge, considerata da molti come il primo passo per il riconoscimento delle coppie di fatto, viene da lontano. Era il 2007, quando l’allora ministro della Famiglia Rosy Bindi, Pd, propose per prima queste modifiche al codice civile: «per adeguarci al resto dell’Europa e colmare un ritardo epocale della società  italiana», che colpevolizzava, puniva, rendeva legalmente diversi nei diritti i bambini nati da coppie di fatto rispetto ai figli di genitori sposati.
Fino a ieri, i bambini nati da genitori non uniti in matrimonio non avevano legalmente una famiglia. Esisteva infatti soltanto un rapporto di filiazione tra il figlio naturale e il genitore che lo aveva riconosciuto, ma nessun rapporto con eventuali nonni, zii, fratelli e cugini. Ora avranno finalmente una famiglia, con la conseguenza di entrare anche nell’asse ereditario che prima li vedeva esclusi, nipoti di serie B che si potevano liquidare.
Un emendamento prevede, poi, che se la madre riconosce il figlio per prima, il suo cognome resterà  anche quando, e se, il padre lo riconoscerà  poi. «È un segno forte di cambiamento culturale, un primo passo verso il doppio cognome. Perché la legge non obbliga a che i figli abbiamo il cognome del padre, è solo una consuetudine», insiste la Mussolini, che ha battagliato nelle aule perché i suoi figli portassero anche il suo.
Nel disegno di legge c’è anche un cambio di visuale che fa considerare vere e proprie persone con opinioni, gusti e desideri da far valere i ragazzini ben sotto la minore età . «Il figlio minore, che ha compiuto i 12 anni, e anche di età  inferiore se capace di discernimento, ha il diritto di essere ascoltato in tutte le questioni e le decisioni che lo riguardano», recita un emendamento, che dovrà  essere imparato a memoria dai genitori. Mentre altri due punti riguardano le ragazze sotto i sedici anni, che potranno riconoscere i figli, su valutazione del giudice, e i minori di 14 anni (prima il limite era 16), che saranno ascoltati in tutte le cause civili che li riguardano su riconoscimento o disconoscimento di paternità .
E dopo il via libera della Camera alla proposta di legge che equipara i figli legittimi e naturali, la palla passa al Senato. Intanto, Paola Concia ha chiesto che il Parlamento si adoperi per cancellare anche le discriminazioni verso i figli delle coppie gay. La deputata del Pd tre anni fa ha presentato in proposito una proposta per l’istituzione della figura del co-genitore e ieri in aula ha rivolto un appello affinché il testo sia esaminato al più presto. «Esistono nel nostro paese 100mila figli di famiglie omosessuali che hanno un solo genitore naturale. L’altro non ha né diritti né doveri verso il bambino. Questi piccoli sono esposti a rischi grandissimi: se il genitore naturale dovesse morire, sarebbero affidati ai servizi sociali e sradicati dalle famiglie. Una violenza inaccettabile».


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