La rabbia degli ex elettori del Pasok: siete come la Giunta

Loading

 ATENE.Li chiamano gli indignati greci, ma un grande striscione proprio nel mezzo di piazza Syntagma recita: «Non siamo indignati, siamo determinati». Quella determinazione tipica di chi non era mai sceso in piazza prima e che dal 23 maggio non manca un appuntamento di protesta. «I primi giorni venivano e ci chiedevano: cosa dobbiamo fare?» racconta Nikos mentre a 10 metri parte l’ennesima battaglia tra incappucciati e reparti antisommossa.

Nikos, militante di una delle organizzazioni della sinistra radicale, spiega che dall’inizio di questa mobilitazione permanente i toni e i linguaggi sono cambiati. «I primi giorni sentivi “kleftes!”, (ladri), mentre ora tutti gridano “Pane, cultura, libertà , la Giunta non è caduta nel 1973″». La «Giunta» di cui parlano è il governo di Papandreou, «l’Americano». Il governo socialista tra questi ragazzi è odiato quasi quanto lo fu quello dei militari fascisti padroni della scena fino al ’74. Molti di quelli che si accalcano sulle transenne e che urlano insulti ai poliziotti sono ex elettori socialisti.
Vicino al Pasok era sicuramente Andonis Stamatopoulos, presidente della Federazione dei lavoratori della Metropolitana di Atene, che nonostante le pressioni del governo ha deciso di non scioperare, per permettere alle persone di arrivare a Syntagma e unirsi all’assedio al Parlamento. «Le minacce e le intimidazioni dei dirigenti contro gli attivisti sindacali sono quotidiane. Non si respirava un clima così neanche durante la dittatura» racconta mentre la piazza si riempie. «È positivo che tante nuove forze si siano messe in movimento, ma avrebbero dovuto farlo almeno un anno prima, quando i lavoratori scioperavano da soli nell’indifferenza del resto della società » recrimina.
Per anni i greci si sono mobilitati a compartimenti stagni: ognuno per sé. Per la prima volta nel centro di Atene ora manifestano assieme lavoratori di tutti i settori, studenti e intellettuali, anziani e giovani, commercianti e precari. Tutti uniti in una Piazza che chiede «che se ne vadano tutti» e che esprime una sfiducia totale verso l’intera classe politica incapace e subalterna alla famigerata Troika. Per ora un’alternativa politica non si vede. Nessun partito può aspirare a diventare il punto di riferimento di masse scontente e arrabbiate, neanche quelli che con abnegazione e umiltà  si sono messi al servizio della piazza. Ma su alcuni striscioni accanto alla scritta «Abbasso la Giunta» campeggia un elicottero.
Su un enorme pallone aerostatico che volteggia su una piazza avvolta dai gas tossici fabbricato in Israele e sparati dagli agenti greci si può leggere: «Il taxi dal Parlamento all’aeroporto costa solo 10 euro». «Quello delle vostre bandiere è l’elicottero che decollò dal tetto dell’ambasciata Usa in Vietnam per evacuare gli ultimi diplomatici Usa?» chiediamo. «Forse – risponde Yiota – ma sicuramente è quello con cui il Presidente Fernando de la Rua scappò di fronte alla rabbia del popolo argentino».


Related Articles

L’Italia vuole la sua Turchia

Loading

L’accordo con la Turchia rende evidente la nera notte in cui l’Unione europea ci sta trascinando. È una risposta che viola tutte le convenzioni sottoscritte dopo la seconda guerra mondiale e la Shoah

I miliardi nascosti di Khodorkovskij così la Svizzera ha protetto il tesoro

Loading

 Petrolio, fertilizzanti e giochi di finanza: la dote del nemico di Putin   

L’evaporazione della democrazia

Loading

Per essere un veterano della critica all’Europa dei Trattati e dei mercati spero che l’intervento di Habermas, Bofinger e Nida-Ruemelin (la Repubblica del 4 agosto) così come la presa di posizione di Balibar (su questo giornale del 20 settembre) assieme alla crisi di rigetto che si estende nella varie nazioni del Continente ridestino la coscienza europea dal sonno delle ragioni della democrazia.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment