Un clic e la strada si aggiusta così la democrazia adesso viaggia sulla Rete

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Udine – Propositivo: «Una soluzione potrebbe essere quella di rendere le strisce a sfondo rosso ruvido, che sono più visibili e meno scivolose anche in presenza di pioggia». Detto – anzi, scritto sulla tastiera del pc – e fatto. La segnalazione del disservizio partita sul web arriva in tempo reale all’attenzione dell’ufficio competente; viene valutata e approvata; nel giro di pochi giorni una squadra interviene sul campo e risolve il problema. E tutto, dal giorno della segnalazione, fino al momento della soluzione, viene segnalato sul sito. 
Il Comune di Udine, pioniere in Italia, ha deciso di mettere il web 2.0 a servizio dei cittadini e i risultati sono eccellenti. Dopo otto mesi di sperimentazione, la prima rilevazione sul grado di soddisfazione del servizio ha dato un risultato bulgaro: il 77 per cento degli abitanti promuove a pieni voti ePart, il sistema informatico che la città  friulana ha implementato. Solo il 2 per cento resta attaccato al passato e dice che continuerà  a segnalare i problemi al telefono.
È una piccola rivoluzione copernicana, che ha un obiettivo ambizioso: quello di mettere il cittadino al centro e di fargli ruotare intorno tutti i servizi. Dice Furio Honsell, già  rettore dell’Università , da tre anni sindaco della città : «Dietro questa scelta ci sono ragioni tecniche e politiche. Abbiamo pensato che l’era digitale andasse sfruttata e che i social network potessero aiutarci a dare una risposta al sempre più diffuso bisogno di partecipazione». Individuato il tema, Paolo Coppola, 37 anni, professore di informatica e assessore all’innovazione, si è assunto il compito di trovare delle risposte: «Tenere sotto controllo una città  è difficile, e non basta mandare in giro i nostri vigili sui 350 chilometri di strade. La soluzione è spingere verso un modello collaborativo, sfruttare la conoscenza del territorio che hanno i cittadini, e, come amministrazione, accettare di mettersi in gioco, consentendo a tutti di controllare quanto tempo ci mette l’ente pubblico a risolvere i problemi».
L’idea viene dal mondo anglosassone, ma è un’azienda del Sud, la Posytron Engineering di Reggio Calabria, ad averla sviluppata in Italia. Come spiega il Ceo, l’ingegner Alberto Muritano: «La nostra idea è quella della e.partecipation, di trovare cioè un modo per consentire ai cittadini di partecipare attivamente alla vita del comune. Tutti possono intervenire e segnalare delle criticità : una buca sulla strada, un lampione rotto, le strisce pedonali sbiadite, il frigorifero abbandonato per strada; e contemporaneamente tutti possono controllare l’efficienza della pubblica amministrazione perché sul sito si può vedere quanto tempo passa tra la segnalazione e la presa in carico». Il sistema ePart consiste in un software che viene venduto in abbonamento e il prezzo è in funzione del numero di abitanti della città  che ne fa richiesta: tremila euro per 10 mila persone; ventimila per 100 mila abitanti; sessantamila per un sistema che deve servire 400 mila cittadini.
A Udine quasi la metà  delle segnalazioni riguarda la manutenzione delle strade; quasi il 12 per cento la segnaletica; l’11 i rifiuti, fino a scendere allo 0,7 di fastidi legati al rumore. «La gestione tradizionale – racconta Antonio Scaramuzzi, da dieci dirigente dei servizi informativi e telematici del comune di Udine, dunque spettatore del “prima” e del “dopo” – era spesso lenta e inefficiente. Adesso siamo tutti sulla pubblica piazza e tutti dobbiamo essere più responsabili e trasparenti, siamo insomma “obbligati” a prenderci cura della città , pena il calo della fiducia». Con grande, pare, soddisfazione. Come racconta la cittadina-collaborativa Margherita Timeus: «Per me è stata una grande ed entusiasmante scoperta. Su un campo di tennis del Comune c’era la rete rotta e il paletto arrugginito; sono andata sul sito del Comune ed è stato come fare un videogioco. Vai con la freccia sulla mappa, spieghi cosa non va, se vuoi mandi anche la foto. In un paio di giorni la rete era riparata e io, cittadina, mi sono sentita importante».

 


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