Balzo del 3,5% per la spesa quotidiana

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BRUXELLES – In un clima sempre più drammatico che vede i mercati all’attacco del debito greco e dell’euro, i governi dell’unione monetaria, incapaci di mettersi d’accordo, stanno pensando a una manovra in due tempi rinviando a dopo il vertice di fine giugno la decisione sul nuovo piano di aiuti per Atene. Intanto in Grecia il governo, falcidiato dal dissenso di alcuni deputati socialisti, sta andando verso un rimpasto. Il primo ministro Geoges Papandreou, che non è riuscito a varare una coalizione di unità  nazionale, dovrebbe comunicare questa mattina i nomi dei nuovi ministri con cui andrà  davanti al Parlamento per chiedere la fiducia sulla nuova durissima manovra economica che l’Europa e il Fmi pongono come condizione per sbloccare la quinta rata del prestito Ue.
Come già  accadde ai tempi della prima crisi del debito greco, tutto lo psicodramma che l’Europa sta vivendo in questi giorni ruota attorno alle difficoltà  politiche della cancelliera Merkel.
Il governo tedesco si è impegnato davanti al Bundestag a concedere il nuovo prestito di cui la Grecia ha bisogno solo a condizione che gli investitori privati siano chiamati a pagare una parte dello sforzo di salvataggio accettando un allungamento forzoso delle scadenze. Ma la Banca Centrale, la Commissione e molti governi sono fermamente contrari a una simile misura, che equivarrebbe a dichiarare un default del debito greco e innescherebbe una reazione a catena sugli altri debiti sovrani e sullo stesso sistema bancario.
Già  ieri gli spread dei rendimenti sui bond dei Paesi più indebitati sono balzati alle stelle: per i btp decennali sono saliti fino a 204 punti base per poi ridiscendere a 196. Lo spread dei titoli spagnoli è a 280 punti base, per il Portogallo a 800 punti e per la Grecia viaggia ormai oltre i 1500. L’euro ha perso ancora sul dollaro a 1,415.
La situazione di stallo nel braccio di ferro tra Berlino e il resto d’Europa minacciava di portare ad una crisi drammatica alla prossima riunione dell’eurogruppo, domenica e lunedì, e ancora di più al vertice europeo del 24 giugno, che avrebbe dovuto varare il secondo prestito alla Grecia per un ammontare tra gli 80 e i 100 miliardi di euro. Anche perché il Fmi aveva fatto sapere di non voler sbloccare la quinta del prestito già  concesso senza un impegno degli europei a varare il nuovo finanziamento. Ma di fronte alla drammaticità  della situazione il Fondo monetario ha accettato di ammorbidire la propria posizione. E questo ha permesso alla Merkel di optare per un rinvio in attesa di una soluzione che le consenta di salvare la faccia.
Al vertice dunque i capi di governo prenderanno un impegno generico a lanciare il nuovo prestito, rinviando a luglio la discussione su come e in quale misura coinvolgere i privati. Nel frattempo, a condizione che Papandreou riesca a far approvare il piano di tagli al Parlamento di Atene, Ue e Fmi sbloccheranno la quinta rata del prestito che dovrebbe dare ossigeno alle casse greche fino a settembre. Un ennesimo rinvio «made in Germany», che accontenta tutti tranne, probabilmente, i mercati. Dalla Casa Bianca, ieri intanto, hanno fatto sapere che Washington segue da vicino la crisi greca ma ha piena fiducia nelle capacità  degli europei di gestire la crisi.

 


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