Rom, sono 170 mila in Italia: 40 mila nei campi e il 40% sono bambini

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Per cio’ che riguarda i numeri e’ difficile portare cifre certe. Nel rapporto, infatti, si spiega chiaramente la difficolta’ di avere censimenti precisi di popolazioni dove “molti degli appartenenti a questi gruppi mettono in atto strategie mimetiche allo scopo, laddove e’ possibile, di essere assimilati al resto della popolazione”. Tuttavia le stime considerate dal rapporto, dicono che in Italia la presenza di rom va dai 130.000 ai 170.000. In nostro e’ il Paese europeo in cui la presenza di queste popolazioni registra la percentuale piu’ bassa (pari allo 0,02% della popolazione).

Nei campi nomadi vivono circa 40.000 persone, di cui meta’ sono cittadini italiani. Secondo i dati della Croce rossa italiana, su 5.000 censiti nei campi di Roma, i 2/3 sono cittadini dell’ex Jugoslavia, 1/3 proviene dalla Romania. Il 4% e’ rappresentato da italiani. Ma i rom sono prevalentemente un popolo di bambini. I minori di 14 anni sono il 40% della popolazione totale, mentre gli adulti che superano i 60 anni rappresentano una percentuale bassissima.

Ma l’Italia, oltre che distinguersi per la scarsa presenza di nomadi, ha un altro primato: l’esperienza dei campi esiste solo nel nostro Paese. “Una realta’- si legge nel rapporto- che con pochissime eccezioni, non esiste in altri Paesi europei. E si tratta di una realta’ caratterizzata, per usare il linguaggio delle convenzioni internazionali, da condizioni inumane e degradanti”. A Roma sono stati censiti (sempre dalla Croce rossa italiana) oltre 100 campi, di cui 7 villaggi autorizzati, 14 campi tollerati e oltre 80 insediamenti abusivi: in questi spazi vivono 7.177 persone.

“A differenza di quanto comunemente si crede, poi, la stragrande maggioranza dei rom, sinti e caminanti presenti sul territorio italiano- specifica il rapporto- non e’ nomade e ha anzi uno stile di vita sedentario. Piu’ dell’80% di rom e sinti in Europa sono da tempo sedentari. Secondo il ministero dell’Interno nel nostro paese le famiglie che ancora viaggiano in carovana rappresentano il 2-3% dei rom, sinti e caminanti”.

Il rapporto, dunque, alla luce di queste e altre considerazioni formula una serie di proposte. Per quanto riguarda i campi nomadi “e’ necessario un programma graduale di chiusura dei campi, a partire da quelli piu’ degradati, e di offerta di soluzioni abitative diverse, accettabili e accettate, cioe’ discusse e confrontate. Gli esempi di tante e diverse buone pratiche alle quali riferirsi per fortuna non mancano”. E poi ancora, il rapporto indica strumenti che vanno da borse di studio per l’assolvimento degli obblighi scolastici, al riconoscimento come rom per quanto riguarda il lavoro.


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