Espulsi dalla Cgil 17 attivisti “Frasi offensive contro la Camusso”
Una decisione senza precedenti concordata fra la segreteria nazionale e la Filt(trasporti), la Filcams (commercio e turismo), Fp e Spi (funzione pubblica e pensionati): le categorie d’appartenenza degli espulsi. Paolo Burli, il responsabile della Cgil regionale, parla di «conseguenza diretta di una escalation di violenza verbale e non». «Non è stata una scelta politica – precisa – abbiamo dovuto difendere l’immagine e la reputazione del sindacato» .
Due, in particolare, sono stati gli episodi che hanno portato alla decisione: la contestazione e il lancio di uova di un gruppo di iscritti contro i responsabili provinciali durante l’ultimo sciopero generale della Cgil e uno striscione esposto all’indirizzo della Camusso, sempre a Trento, durante il recente festival dell’Economia. «Susanna non ti abbiamo chiesto di fare sesso, ma di rifare il congresso» recitava la scritta. Frase maschilista e infelice: «I richiami di natura sessuale erano palesemente lesivi della dignità non solo della prima segretario donna della Cgil, ma anche di tutte le altre donne che in Italia faticano per affermare il diritto al rispetto del genere femminile» ha commentato la Cgil trentina denunciando anche «attacchi personali, provocazioni, delegittimazioni a mezzo web».
Ma gli espulsi non ci stanno: «Questa è una guerra politica: tutto è nato un anno fa, con la nostra denuncia di brogli e irregolarità al congresso regionale della Filt» spiega Fulvio Flammini in Cgil da «quasi trent’anni», esponente della corrente di minoranza. Questo, denuncia, «è un pogrom: ci hanno cacciato come delinquenti per soffocare il dissenso. Hanno tirato in ballo l’articolo tre dello statuto Cgil, quello che revoca la tessera a chi si macchia di grave reato penale o s’iscrive ad associazioni incompatibili. Ma noi non siamo terroristi, nell’ultimo anno la protesta è degenerata perché nessuno ci dava ascolto: il lancio di uova c’è stato, ma non è vero, come è stato detto, che abbiamo scritto Camusso con la esse nazista». E lo striscione maschilista? «C’è stato, ma voleva essere una cosa goliardica, non offensiva nei confronti delle donne».
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