Referendum, sfida sul quorum Bersani: “È a portata di mano” e Schifani andrà  a votare

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ROMA – Pier Luigi Bersani vuole scalare la montagna del quorum su referendum. Silvio Berlusconi, invece, se ne va al mare e invita a disertare le urne. Come Umberto Bossi. Andrà  a votare Giorgio Napolitano. Lo imiterà  Gianfranco Fini. E si sapeva. La novità  è che si presenterà  ai seggi la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Renato Schifani.
Sono i bagliori finali di una campagna elettorale che non si è quasi svolta. Gli attivisti di Greenpeace hanno giocato le ultime carte facendo apparire grandi striscioni sul Colosseo, sul campanile di San Marco a Venezia e sul Ponte Vecchio a Firenze. Sforzi finali. Concentrati nell’inseguimento del voto e del non voto. Tutto gira intorno al quorum, alla domanda se 25.209.346 elettori andranno o meno a votare. Anche perché la vittoria dei sì sui quattro referendum sembra scontata.
Al quorum crede Bersani. Ieri si è presentato, ottimista, a Piazza del Popolo e ha detto: « È come scalare una montagna ma il quorum è a portata di mano. Andiamo tutti a votare. E andiamoci domenica mattina per dare un segnale di ottimismo a tutti». Votare all’alba perché il primo dato sull’affluenza può influenzare gli indecisi e trascinare verso l’alto la partecipazione.
Berlusconi non vota? «Disdicevole», ha replicato Bersani. «Tuttavia – ha aggiunto – non sono stupito. Berlusconi è Berlusconi e sa benissimo che se c’è partecipazione lui esce di scena». Se Bersani è ottimista, Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi è «timidamente ottimista. Possiamo farcela, a raggiungere questo quorum». E nell’ipotesi peggiore dell’assenza di quorum, Bonelli ha presentato un esposto alla Procura di Roma sulla regolarità  del voto all’estero. E un’istanza preventiva è arrivata alla Cassazione: i Verdi chiedono di non considerare ai fini del quorum gli italiani all’estero che hanno votato sul vecchio quesito, quelli che non hanno votato per mancanza di informazione, e quelli che non hanno mai ricevuto le schede.
Però, avverte Bonelli, cerchiamo di evitare la politicizzazione di questo voto: non è contro o pro Berlusconi. Anche Antonio Di Pietro non vuole che «che le forze politiche vogliano mettere il cappello sul voto del referendum». Per questo lui, Bersani, Bonelli e gli altri leader erano in piazza, ma non sul palco.
Gli altri, quello dell’altro fronte, il cappello non ce lo vogliono proprio mettere. Si vogliono tenere alla larga. Anche un ex radicale come Daniele Capezzone fa sapere che «per la prima volta non va a votare». Intanto Fabrizio Cicchitto vede una «demonizzazione» in corso anche sul referendum. E mette le mani avanti: non ci saranno effetti sulla tenuta del governo.

 


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