Forza e debolezza di una canzone esplicita
«L’ho scritta in dieci minuti – ha spiegato una volta la cantante – e dopo che l’ho scritta le porte si sono aperte e il brano è cominciato ad affiorare». Il riferimento a Express Yourself di Madonna, chiarissimo nella struttura ritmica e armonica almeno per chi ha l’età , è fortemente voluto. Entrambe icone gay, bionde e forti. L’una, Lady Gaga, citazione esplicita dell’altra, Madonna. Già postmoderna all’epoca oltretutto.
Ma laddove Madonna, nel brano dell’1989, invitava un’amica a «non accontentarsi della seconda scelta» e cercare «una grande mano forte/(…)/ che ti faccia sentire come una regina sul trono», in «Born this way» Lady Gaga tira in ballo la mamma. Il filo narrativo della canzone è uno dei versi-archetipo del pop: mamma mi diceva quando ero giovane/ che siamo nati tutti superstar/ mi arricciava i capelli e mi metteva il rossetto/ nello specchio del suo bagno.
Lady Gaga è la prima megapopstar nell’era di twitter e facebook. E in Rete non conta l’età o il genere. Siamo tutti superstar. I pronomi inglesi, inoltre, consentono di mascherare il sesso dei protagonisti della canzone: che quella della mamma sia una specie di scena primaria di iniziazione gay, per così dire, o un ricordo di ragazzina fa lo stesso. Si propenderebbe per la prima ipotesi, visto il seguito. Lady Gaga usa lo stesso effetto per costruire un inno esplicito alla diversità e alla (propria) debolezza: se la vita ti ha ferito emarginato/ sei stato vittima di bullismo, o preso in giro/ gioisci e ama te stesso oggi.
L’altra presenza ingombrante e provocatoria in Born this way usa invece il pronome maschile: è dio. «Him» nel testo iniziale, da contrapporre a «HIM», acronimo per His Infernal Majesty, sua maestà infernale, il diavolo. Sono bellissima/o a modo mio/ Perchè Dio non commette errori/ Sono sulla strada giusta baby/ Sono nata/o in questo modo. Se Dio non commette errori, il peccato non esiste. La provocazione è esplicita nei confronti dei gruppi ultracristiani che da sempre fanno da contorno ostile a Madonna come a Lady Gaga.
Questa esplicitezza è la caratteristica fondamentale della canzone. La sua forza, ma anche la sua debolezza. Vediamo. Non essere un travestito/ sii una regina, spara Lady Gaga a mo’ di slogan. E poi: Non importa se sei gay, etero, lesbica, transgender/ sono sulla strada giusta baby/ nata per sopravvivere/(…)/ nata per essere coraggiosa. Ha scritto Rolling Stone: «Non si era mai vista una canzone prima in classifica con dentro la parola transessuale».
Tuttavia l’apparizione del verbo «to survive» ci ricorda di passaggio un altro inno gay: I will survive di Gloria Gaynor. E di questi rimandi la canzone è piena, a cominciare dallo stile gospel usato della cantante. Ma Gloria Gaynor ci ricorda anche che nessun inno gay ha mai usato esplicitamente la parola «gay». I will survive, nella fattispecie, era la rabbiosa e commovente ribellione di un «io» al «tu» che l’aveva lasciata «pietrificata» e voleva tornare sui suoi passi. «Vattene quella è porta – esplodeva Gloria Gaynor – gira su te stesso/ qui non sei più benvenuto/ Eri tu che volevi farmi male con un arrivederci». Ma neppure Smalltown Boy dei Bronski Beat lo faceva, ed era la storia di un ragazzino gay costretto a fuggire dal paesello..
Il gioco di Lady Gaga non è tanto sulla citazione, ma sullo scandalo del contenuto esplicito. Dietro il tum tum electro, il fantasma della dance anni ’90, e di rimando della house e della hi-nrg (entrambe musiche nate e ballate a suo tempo in ambiente gayssimo), Born this way è una canzone fondamentalmente «politica», mai ambigua. Cosa che ha fatto storcere il naso a più di un’osservatore: «Le canzoni di Lady Gaga sono troppo facili per essere alte – ha scritto il blogger Zack Rosen – e il suo personaggio troppo pieno di sé per essere basso o camp».
La critica colpisce nel segno, da un certo punto di vista. Si ricorderà però l’entrata a un Mtv Award scortata da un intero esercito di ballerini in divisa militare per protestare contro il «don’t ask, don’t tell» e, si spera, l’esibizione di stasera all’Europride. Né Gloria Gaynor, né Madonna erano andate molto oltre la simpatia per il mondo gay, al punto di definirsi – come Lady Gaga – bisex militanti e fare della lotta per i diritti una delle componenti essenziali della propria messainscena.
Related Articles
Estate indiana
Con il sostegno della Camera del lavoro i facchini che non si piegano ai diktat del Marchionne di turno sono in presidio permanente alla Provincia. La storia del Gfe è una storia di diritto negato al contratto e di trucchi per scatenare la guerra tra i poveri
I migliori reclutatori dell’odio
Terrorismo. Nella guerra in corso dovremmo allearci con i migranti anziché perseguire la strategia dell’odio
“Carceri, povertà, terrore questa è la mia Rangoon che il mondo non vede”
Le lettere di Aung San Suu Kyi, il premio Nobel da tre anni agli arresti domiciliari (la Repubblica, LUNEDÌ, 05