Dopo il Colosseo, la Scala. Della Valle: con la cultura si mangia

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MILANO – «Siamo qui per una bella notizia…». Stephane Lissner, il sovrintendente della Scala, sorride e con i suoi accenti sbagliati saluta con orgoglio l’ultima avventura del suo teatro: l’ingresso tra i soci fondatori permanenti della Fondazione Teatro alla Scala della Tod’s di Diego Della Valle, che contribuirà  con 5 milioni 200mila euro da versare nel giro di uno o al massimo quattro anni. Ma non è l’apporto finanziario, né il piano di marketing che due eccellenze italiane studieranno in comune, la ragione della fierezza. Nemmeno l’ingresso di un privato importante, che segue di poco quella del gruppo Telefonica, cambierà  l’anima di un’istituzione «che è e per noi resterà  sempre un patrimonio pubblico», nonostante i ridottissimi fondi statali, passati da 40 a 30 milioni.

E’ che oggi da Milano è come partisse una nuova stagione di mecenatismo illuminato: «Il nostro ritorno – dice Della Valle – deve essere nullo. Il nostro guadagno sarà  la migliore reputazione del nostro Paese. E in questo momento c’è bisogno che tutti insieme ci assumiamo delle responsabilità ». Lontanissime da qui le parole di Giulio Tremonti. La cultura è il core business italiano e l’appello di Della Valle, che ha appena investito 25milioni di euro per il restauro del Colosseo, è rivolto a tutte le forze produttive del Paese: «Con la cultura – dice – credo si possa mangiare, e bene. Abbiamo bisogno di alzare la stima del nostro paese e io mi impegno nel lancio di un “Progetto Italia” , che coinvolga imprenditori veneti per Venezia, campani per Pompei, a partecipare con spirito di solidarietà  a questa sfida per il futuro. Dobbiamo poter dire a tutti venite a vedere quanto è bello il nostro paese e quanto si sta bene».
Della Valle racconta del suo ultimo viaggio in Asia: «Quello che si dice dell’Italia del mondo è la ricchezza della sua cultura e la Scala è uno dei simboli che sta al primo posto. Questo è un paese pieno di cose buone e non possiamo permettere che si parli solo dell’immondizia». «Il mecenatismo – ha aggiunto Lissner – più che un’opportunità  o una necessità , oggi è un atto civile». Per il 2012 la previsione è che l’apporto dei contributi pubblici scenda al 44 per cento e che salga al 56 quello dei privati. Ma la mission del teatro resta quella di essere una ricchezza della città : «Il teatro non comincia il 7 dicembre… abbiamo avuto una prima anche due giorni fa, per ogni serata abbiamo 2mila spettatori, abbiamo 500 allievi all’Accademia, l’Ansaldo, il museo. Quello che può sperare un sovrintendente è di lavorare il più strettamente possibile a contatto con l’amministrazione della città  per sviluppare ancora di più l’apertura del teatro verso i giovani e la promozione all’estero».

 


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