Cuba salta il fosso
L’AVANA – Concorrenza, opportunità , investimento. Parole (e concetti) quasi sconosciuti fino a pochi mesi fa, ora le senti ripetere praticamente da ogni conoscente cubano tra un trago di birra o di rum, al bar come a cena. C’è chi ha deciso il salto del fosso passando da un impiego statale a uno privato, chi ha scelto di regolarizzare (pagando licenza e tasse) il suo lavoro in nero in uno por cuenta propia, la maggioranza ha un parente o un conoscente che si appresta a «investire», appena avrà qualche centinaio di euro, in una delle 178 attività o mestieri che lo stato cubano ha delegato ai privati da settembre dello scorso anno.
Fino ad oggi sono circa 310.000 i cubani che hanno colto l’«opportunità » di «investire» su se stessi. Quasi 200mila dall’inizio dell’anno, due terzi della quota di licenze preventivata dal governo per il 2011. Il che ha indotto Raàºl Castro a ripetere la direttiva di aumentare le licenze e la flessibilità nel concederle, nel rispetto di criteri-base come il controllo sanitario per chi tratta prodotti alimentari (il 22% delle licenze concesse). Soprattutto, il presidente è impegnato nel «durissimo» compito di rendere operative le più di trecento riforme promosse ad aprile dal sesto congresso del partito comunista, con lo scopo di «modernizzare il socialismo cubano» uscendo definitivamente dallo schema sovietico – statalista con una iniezione di egualitarismo voluta da Fidel – in vigore dall’inizio degli anni Sessanta.
Il panorama economico sta cambiando. Con una velocità e una, si direbbe, fantasia caraibica evidente quanto stupefacente. Nei marciapiedi, nei viali, nei portoni e cortili dell’Avana si vende di tutto, dai cibi più o meno elaborati ai più disparati oggetti per la casa, vestiti e scarpe, artigianato. Anche nelle zone periferiche come Villa Panamericana o Cojimar sono spuntati gabbiotti con servizi di riparazione, scarpe, orologi, oggetti idraulici. Ambulanti percorrono i quartieri per vendere dolci e fiori, banchi o veri e propri mini-mercati agricoli sono comparsi anche in quartieri come Miramar. Un recente Consiglio dei ministri si è detto preoccupato per questo virulento fiorire di microattività che rischia di intasare le strette strade di Avana centro e persino di modificare la struttura architettonica della città , già provata dalla scarsità di materiali di manutenzione e dal forte inurbamento. Così è stato deciso di allargare l’esperimento fatto con i parrucchieri – praticamente tutte le peluquerias statali sono state affittate a privati per 330 pesos al mese, circa 12 euro – e di concedere in affitto alcuni spazi non utilizzati da imprese statali. Secondo Jorge Luis Valdés, dell’Associazione nazionale degli economisti e dei contabili, trasferire i negozi di barberia ai privati «in nove mesi ha prodotto per il governo non solo un risparmio di 640 milioni di pesos ma anche un guadagno (in tasse) di 660 milioni»
La parte del leone è riservata alle paladares. Il boom dei piccoli ristoranti privati ha avviato una forte concorrenza, e in una situazione dove la pubblicità è quasi sconosciuta alcuni puntano sul (ristretto) settore di chi ha accesso a internet con un sito web, un blog o uno spazio in Facebook, altri stanno aperti 24 ore o offrono cibo a domicilio. Alejandro Robaina (parente di un ex ministro degli esteri) nel suo ristorantino «La Casa» a Marianao offre corsi di cucina cubana per turisti. Chi non ha bisogno di nuova pubblicità è «La Guarida», resa famosa dal film Fresa y chocolate, dove si incontrano personalità straniere (l’ex presidente brasiliano Lula pochi giorni fa ha voluto concludere qui la sua visita all’Avana).
Qualche analista parla della nascita di una nuova classe imprenditoriale e di un nuovo modo di pensare che possono dinamizzare la società cubana, altri invece ritengono che le 178 attività delegate ai privati lascino poco spazio a chi ha un alto grado di specializzazione o di scolarizzazione: l’innegabile rinnovamento escluderebbe proprio coloro che potrebbero apportare innovazioni tecnologiche e conoscenze economiche. Inoltre, il problema principale dell’isola è di incrementare la produzione e invertire il processo iniziato con la fine dell’Urss (1991) e il conseguente periodo especial. Per questo si guarda con grande attenzione all’annunciata politica di crediti a privati e cooperative, come pure agli agricoltori privati, settore definito strategico dal presidente (Cuba compra all’estero circa l’80% degli alimenti che consuma) e per questo privilegiato per l’apertura di mercati all’ingrosso dove i contadini possano acquistare strumenti di lavoro e sementi.
Per realizzare questo processo di riforme «è cruciale l’impegno diretto di Raul», ci dice un amico economista. Che non si riferisce al senso generale delle riforme – superare la gravissima crisi economica spingendo il settore privato e cooperativo a produrre il 40% del pil entro quattro anni, ridurre drasticamente l’inflazionato organico statale (fino a 1.200.000 tagli), rendere autonomia la gestione delle imprese statali ed eliminare i sussidi – quanto alla capacità e volontà di attuarle che, come ha ripetuto di recente Raàºl, comporta «cambiare la mentalità » (di quadri e burocrati) che ha prodotto «per molti anni dogmi e idee obsoleti». Lo stesso presidente, alla vigilia del suo ottantesimo compleanno (il 2 giugno) ha riconosciuto che l’attuazione delle riforme varate dal Congresso è un compito «duro»: «Secondo quanto deciso mi toccano due mandati (presidenziali di cinque anni, ndr) ma tenterò di concludere le riforme in un solo periodo».
Si tratta di una corsa contro il tempo «specialmente dal punto di vista giuridico». Raàºl ha chiesto alla ministra della giustizia di mettere un’équipe di avvocati a rivedere «migliaia» di leggi, visto che molte di quelle vigenti «realmente sono assurde».
L’ampliamento del porto e della zona economica di Mariel (45 chilometri a ovest dell’Avana, la «porta di Cuba verso il mondo» che dovrebbe far concorrenza ai porti del sud degli Usa) e il complesso petrolchimico di Cienfuegos (anche in vista di una produzione di greggio offshore cubano) sono i due principali progetti sotto la supervisione del più giovane dei Castro, e il loro successo sarebbe di impatto vitale per migliorare l’economia dell’isola. Il secondo progetto è fortemente finanziato dalla Cina, il primo dal Brasile che fino a oggi ha investito 300 milioni di dollari con la possibilità , ventilata dall’ex presidente Lula, di arrivare a 800 milioni.
GUILLERMO FARIà‘AS ANCORA IN SCIOPERO DELLA FAME
Nuovo sciopero della fame per Guillermo Farià±as, il 24esimo in 15 anni, questa volta per chiedere un’autopsia «indipendente» sul corpo di Juan Wilfredo Soto, oppositore morto l’8 maggio scorso dopo un arresto, e per individuare e punire i responsabili della sua morte. Per la dissidenza Soto sarebbe stato picchiato, per il governo cubano è stato arrestato per poche ore e rilasciato senza incidenti, ed è morto tre giorni dopo in ospedale per un attacco cardiaco. La famiglia di Farià±as si è detta «disperata», tanto che l’oppositore da sei giorni digiunerebbe fuori di casa. Secondo Cubadebate, organo e portale ufficiale del governo, una parte dell’opposizione è indotta da fonti americane a iniziative estreme per mettere in difficoltà Raul Castro in un momento politicamente cruciale.
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