Se l’ecologia diventa un mestiere

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WASHINGTON – Ingobbito sulla bici con rimorchio che arranca e poi precipita nei valloni di San Francisco, Jacob Riggins trascina un materasso nuovo ancora avvolto nella plastica, spinto dalla certezza di pedalare verso la salvezza dell’umanità . Insieme con altri due uomini e tre donne dotati di polpacci di titanio e cuori di acciaio, Jacob è socio, comproprietario e fattorino della «Pedal Express» una micro azienda che si fa ironicamente chiamare Ped-Ex, per sfotticchiare il gigante mondiale delle consegne, la Fed-Ex, e ha portato il vecchio modello del «pony» ciclista zigzagante nel traffico con un plico urgente a una categoria semi industriale. «Consegnamo tutto a qualsiasi recapito senza problemi di parcheggio e i nostri mezzi di trasporto funzionano tutti ad acqua e sudore».

“Tutto” è un’iperbole pubblicitaria, perché il massimo carico accettato da questa nuova impresa di risciò post moderni, di trasporti a motore umano è di due quintali e mezzo e tra una borraccia d’acqua e un fitto di sudore qualche caloria deve pur essere masticata e messa nel serbatoio umano. Ma lui, come gli ex operai delle acciaierie che si arrampicano sulle turbine a vento nelle colline della California, come i battilastra della Tesla Auto che fabbrica automobili interamente elettriche, come i docenti di Cornell o di Berkeley che insegnano ingegneria dell’ambiente, si sente parte di una nuova categoria di lavoratori baciata dal sol dell’avvenire: i “Green Collar”, i colletti verdi. Tutti coloro che si guadagnano da vivere svolgendo lavori ecologicamente corretti e prosperano, o sperano di prosperare, mentre contribuiscono al risanamento della Terra malata.


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