In fila tra rabbia e rassegnazione un altro giorno di passione alle Poste

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firenze – È il più grande della città , nel cuore del centro storico, agorà  fiorentina di Poste italiane da giorni ridotto a refugium peccatorum. È qui, e in soli altri quattro, che da giorni vengono dirottate folle di utenti da tutti gli uffici fiorentini, in tilt per «il cambio della piattaforma software», come si legge nei cartelli, misteriosa operazione che fa saltare i computer e i nervi davanti a bollette in scadenza, multe da pagare, pensioni da riscuotere. Senza logica e senza preavviso. Giovani e anziani, turisti e pensionati, stranieri e casalinghe, in gran parte respinti dagli altri uffici dopo attese inutili davanti a sportelli rabbuiati all’improvviso, magari col bollettino già  in lavorazione, e approdati qui come all’ultima spiaggia. «E’ vero che qui funziona?» si informa un’anziana che da giorni cerca di riscuotere la pensione. Nell’ufficio di via Pellicceria, in effetti, tutto sembra funzionare, per il paradossale motivo che insieme a quelli di via Gemignani, via Gavinana, via Verdi e via del Mezzetta, è stato per ora risparmiato dall’aggiornamento tecnologico, a differenza degli altri. Dove, dopo giorni di operazioni a singhiozzo e code scomposte, ieri c’è stata calma piatta, vedi l’ufficio di via Cavour, con due computer su cinque a servire un pugno di coraggiosi: «Meglio provare qui sotto casa che rischiare chissà  dove» spiegava un anziano.
Chi ha potuto però ha puntato dritto su quelli sicuri, a costo di fare chilometri, e prima di tutto qui, nell’ufficio centrale, dove tutto funziona, sì, ma con code variabili da mezz’ora a un’ora, contro una media normale di 12-15 minuti, tutti e 15 gli sportelli aperti dalle 8 alle 19, il personale in superlavoro («mi auguro con gli straordinari pagati» sibilava un impiegato), e le operazioni, schizzate da 5 a 7 milioni nel giro di un giorno, che continuano a porte chiuse fino al completo «smaltimento» degli utenti. Una débacle funzionale, e forse anche di immagine, per un servizio già  poco amato dagli italiani, in pieno sforzo riorganizzativo nell’era delle liberalizzazioni ma, si scopre, drammaticamente esposto a «default» all’apparenza banali, «come è possibile che non si siano fatte simulazioni, che non si potesse prevedere una cosa del genere?» protesta Laura T., che entro ieri doveva inviare al datore di lavoro il certificato medico di suo marito malato, in coda col numero P139. Luigi e Francesca hanno in mano dei bollettini che scottano, lui una multa che scade in giornata, «e se non pago mi va in cartella esattoriale», lei con l’Enel già  scaduta da due giorni, «spero non mi taglino la luce». E però, nonostante l’apparenza, le code scorrono, dopo un po’ si capisce che i numeri da cardiopalmo vanno ridimensionati, molti utenti si accaparrano due o tre numeri per poi usarne solo uno, altri li prendono e se ne vanno, e quando la macchinetta comincia a sputare il 200 arriva un impiegato che spiega: «Tranquilli, in coda sono solo in cinquanta…».
Va peggio all’ufficio di via Gemignani, un altro dei cinque che funzionano, in piena periferia, clienti cinesi, inquilini delle case popolari, gente di passaggio che non ha tempo di aspettare, sportelli tutti aperti e un’attesa media di un’ora: «Una follia» dice un impiegato, «da giorni torniamo a casa la sera alle nove e la gente ci insulta». Un cartello avverte: «Non si fanno permessi di soggiorno», ogni pratica richiede mezz’ora, avrebbero bloccato tutto. Gli stranieri non capiscono ma se ne vanno senza dire nulla. Per un riguardo per i clienti BancoPosta, ai numeri con la E erano stati assegnati più sportelli degli altri, ma una minirivolta dei clienti con la A (bollettini) ha costretto il direttore a bilanciare i servizi. «Ho la rata Findomestic da pagare entro oggi, da domani sarò morosa, con chi devo prendermela?» si informa una signora in coda da 40 minuti, con accanto un uomo con il tagliando dell’assicurazione della macchina: «Non sono coperto e devo partire per lavoro, voglio vedere come faranno a risarcirmi». Qualcuno si consola comprando libri e giochi nell’angolo «gadget» di Poste Italiane, ma c’è chi si chiede «perché il commesso non venga dirottato agli sportelli invece di fargli vendere bambole». E intanto tocca al cliente A268. A tarda sera i dati tornano confortanti: 30 persone in coda, 15 minuti di attesa. E il computer «passa» perfino due permessi di soggiorno.


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