Nucleare, il giallo del computer rubato

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MILANO – Si tinge di giallo il referendum che potrebbe stoppare il ritorno del nucleare in Italia. Il mistero ruota attorno a un personal computer sparito dagli uffici dell’Enel a Roma. E nella cui memoria sarebbe custodito l’analisi dei siti in cui l’azienda, controllata dal ministro dell’Economia, vorrebbe realizzare le nuove centrali atomiche.

Un furto, avvenuto con tutta probabilità  approfittando della chiusura degli uffici per la festa della Repubblica, dai contorni non del tutto chiari e che è subito diventato un caso politico. Vi ha contributo, in prima battuta, la stessa Enel. Nel comunicato in cui ha voluto rendere noto quanto avvenuto, l’azienda si è lasciata andare a una battuta destinata ad alimentare polemiche: «Davvero singolare che un furto così mirato avvenga proprio a pochi giorni dalla tornata referendaria».
L’accusa è quella contro un possibile uso dei dati sottratti all’Enel nelle battute finali della campagna referendaria. Nonché un avvertimento a non diffondere l’elenco dei siti contenuto nel pc, perché ottenuto compiendo un reato. Ma tra le ipotesi c’è la possibilità  che il furto possa anche essere avvenuto da personale interno, visto che l’accesso agli uffici è consentito solo da chi è provvisto di badge aziendale e dopo un primo sopralluogo non sono emersi segni di effrazione.
Teatro della vicenda è la sede distaccata a Tor di Quinto, periferia nord-est di Roma. Qui si trovano gli uffici della divisione “Ingegneria e innovazione”, dove lavorano anche una cinquantina di ingegneri nucleari. Anche se le quattro centrali “storiche” di Enel non sono più in attività  da anni, l’azienda ha sempre proseguito nell’attività  di ricerca. E dopo l’apertura dei mercati europei dell’energia, ora possiede 11 centrali nucleari, in Spagna e in Slovacchia, per aver rilevato due operatori locali.
A denunciare il furto è stata ieri mattina una delle impiegate. Agli agenti del commissariato di Ponte Milvio ha spiegato che il pc era chiuso a chiave in un cassetto della scrivania e oggi. La dipendente – secondo quanto riportato dalle agenzie – non avrebbe accennato invece alla documentazione custodita nel computer.
Inoltre, non è chiaro cosa conterrebbe esattamente la memoria del pc. Enel parla di «documenti aziendali relativi a studi e analisi preliminari, privi di risvolti operativi». Si tratterebbe di dossier sui siti individuati per le nuove centrali, utilizzati per definire il piano delle localizzazioni, custodito al ministero dello Sviluppo economico. Ma, a quanto risulta, gli inquirenti sono al lavoro per capire se il pc non contenesse anche informazioni più “delicate” sul progetto nucleare.
Il caso è destinato alle polemiche. Il segretario dei Verdi Angelo Bonelli invita l’Enel a «un’operazione verità , pubblicando l’elenco dei siti e delle regioni interessate». Più allarmato il senatore del Pd, Ignazio Marino: «Se il livello di sicurezza è questo, è opportuno che si rinunci al nucleare».

 


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