Giovane, autonomo e proprietario di case l’evasore medio nasconde al fisco 2.093 euro

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ROMA – L’evasione resta il male più acuto del sistema-Italia. Nel 2004 (ultimi dati pubblicati nel 2010) è sfuggito al Fisco il 13,5 per cento dei redditi: in media sono stati sottratti alle casse dello Stato 2.093 euro per ciascun contribuente. A tanto ammonta infatti l’evasione fiscale dell’Irpef secondo i dati contenuti nel rapporto del «tavolo» dedicato al sommerso istituiti, insieme ad altri tre gruppi di studio dal ministro dell’Economia Tremonti, e che saranno oggetto della riunione plenaria di martedì prossimo.
La fotografia scattata dalla commissione presieduta dal presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, consente di costruire un identikit preoccupante: è giovane, lavoratore autonomo e proprietario di case l’evasore-tipo del Belpaese. Un fenomeno, quello dell’evasione dell’Irpef (calcolata sulla differenza tra i redditi rilevati da Bankitalia e quanto dichiarato al fisco), che si somma a quello dell’evasione dell’Iva che, secondo i dati dell’Agenzia delle entrate del 2007, è pari al 17,6 per cento di importi non versati.
La categoria che evade di più, e che ora dovrà  fare i conti con il meccanismo della cedolare secca, è quella dei proprietari di immobili: il tasso di «nero» è pari all’83,7 per cento ovvero 17.824 euro a testa. Segue gruppo dei lavoratori autonomi e degli impreditori: in questo settore si evade il 56,3 per cento del reddito sottraendo al fisco un imponibile di 15.222 euro a testa. Al terzo posto ci sono coloro che fanno il doppio lavoro (autonomo più dipendente): in questo caso si evade il 44,6 per cento con una «perdita» pro-capite per lo Stato di 16.373 euro. Come era prevedibile dalla parte opposta ci sono i tartassati dal fisco, coloro che pagano fino all’ultima lira e che, in qualche caso, versano più del dovuto: si tratta di lavoratori dipendenti e pensionati. Costoro difficilmente possono sfuggire al Fisco perché pagano le tasse in busta-paga: i lavoratori dipendenti versano 240 euro in più (pari all’1,6 per cento del rilevato) mentre i pensionati danno 83 euro in più (pari allo 0,8 per cento del reddito rilevato).
La foto a più dimensioni ci dice anche che sono gli uomini ad evadere di più (in media 3.275 euro pari al 17,3 per cento dell’imponibile) e che le donne evadono il 9,9 per cento del reddito pari a 1.178 euro a testa. Quanto all’età  evadono di più coloro che hanno meno di 44 anni (3.065 euro pro capite pari al 19,9 per cento del dovuto). Seguiti dalla mezza età  (44-65 anni): 1.945 euro pari al 10,6 per cento. Mentre oltre i 65 anni, ormai in pensione, al fisco non si sfugge più: la media procapite si abbassa a 314 euro pari ad un tasso di evasione circoscritto al 2,7 per cento. La ripartizione geografica, infine, vede i contribuenti del Centro in testa, con il 17,4 per cento di reddito Irpef celato al fisco, contro il 14,8 per cento di quelli del Nord e il 7,9 per cento dei contribuenti meridionali.
Il rapporto-Giovannini fornisce anche una valutazione dell’economia sommersa che in Italia vale da un minimo di 255 ad un massimo di 275 miliardi. I dati sulla «economia grigia», riferiti al 2008, rivelano che una quota del 55,6 per cento del sommerso (153 miliardi) è riferibile alla «correzione del fatturato e dei costi intermedi», mentre il 37,2 per cento (102 miliardi) va attribuita al lavoro non regolare (in diminuzione dal 39,5 per cento del 2000).
Se si scende ancora più in profondità  – gli ultimi dati disponibili sono riferiti al 2005 – si osserva che l’economia sommersa tocca il top nel settore «alberghi e pubblici esercizi», con una quota del 56,8 per cento. Seguono i «servizi domestici» con un 52,9 per cento. Nel complesso l’industria in totale ha una quota di sommerso pari all’11,7 per cento, l’agricoltura, silvicoltura e pesca pari al 31,1 per cento e i servizi pari al 21,7 per cento.


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