I disabili e l’art. 3 violato
Così il governo in carica, che vede nella scuola solo un’azienda in cui non si produce nessun reddito ma ha solo capitoli di spesa, cerca di sbarazzarsene. È da qualche tempo che ci provava. Prima evocando le vecchie classi differenziate per i disabili: la segregazione razzista. Poi accettandoli ma negando loro tutto il monte orario con il docente di sostegno che gli spetta per legge. Poi chiedendo alle famiglie dei disabili di tenere a casa per qualche ora a settimana il figlio. Ora, apertamente, dicendo a queste famiglie: sei stata sfortunata ad avere un figlio disabile, per questo, invece di essere aiutata di più, dovrai pagare di più. Per tutta la vita. Anche a scuola. Esattamente l’opposto di quanto diceva don Milani e ripete la nostra Carta costituzionale all’articolo 3.
Il disegno di legge proposto dal Pdl autorizza infatti «i dirigenti degli istituti scolastici e delle scuole di ogni ordine e grado a definire progetti, con la collaborazione di privati, per alunni con disabilità ». Ripeto: già , di fatto, in questi anni è stato largamente inadempiente verso questi alunni speciali – molte delle ore non coperte da docenti specializzati statali sono pagati da educatori di cooperative private pagate dai Comuni – adesso si arriva proprio all’incitamento a sbarazzarsi di questi alunni. Cosa significa, di fatto, passare da un diritto costituzionale – la scuola gratuita per tutti – a una scuola di servizio? Cosa significa insomma affidare ai privati il sostegno ai disabili? Insomma, chi pagherà poi i privati, che certo non offriranno assistenza e servizi – e comunque al ribasso, per risparmiare, – gratuitamente? Semplice: che dovranno pagare le famiglie dei disabili.
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