Lo scontro Enel-Terna sul tavolo del governo
MILANO – Non sarà una scelta facile per il consiglio dei ministri. Comunque oggi decida ci sarà qualche scontento. Ma vie di fuga non ce ne sono: il governo è infatti chiamato a mettere fine al duello che da quasi un mese sta dividendo Enel e Terna, due tra le principali società della Borsa, nonché entrambe controllate dal Tesoro.
In buona sostanza, il governo – approvando la terza direttiva europea sull’energia – dovrà specificare se Terna possa o meno realizzare sistemi di accumulo dell’elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili, in modo che non rimanga inutilizzata. Terna, che ha in programma un miliardo di investimenti nei prossimi anni per la realizzazione di impianti di accumulo, sostiene che ne ha tutto il diritto. A metterlo in dubbio sono invece i produttori di energia elettrica, a cominciare da Enel che chiedono, invece, che servizi di questo tipo vengano messi a gara perché, in caso contrario, la società guidata sfrutterebbe la sua posizione di monopolio. Terna, da parte sua, replica che il suo compito si limiterebbe solo a individuare i punti della rete che meglio si prestano alla realizzazione degli impianti e alla loro costruzione. Mentre la gestione, con relativa vendita di energia, potrebbe essere messa a gara senza alcun problema.
Come ne uscirà il governo? Soprattutto tenendo conto che i vertici di Terna sono convinti di aver ragione al punto che l’amministratore delegato Flavio Cattaneo ha ricevuto il mandato dal cda di valutare la possibilità di promuovere azioni legali a tutti i livelli per difendere l’operato della società . Sia con esposti alla procura, sia con ricorsi alla magistratura amministrativa.
In buona sostanza, il governo dovrà specificare se i sistemi di accumulo (che si dividono in batterie e impianti di pompaggio) possono essere equiparati o meno a “sistemi di rete”. In caso affermativo, è ovvio che Terna sarebbe legittimata a costruirli, esattamente come costruisce una rete ad alta tensione. In caso contrario, il governo si schiererebbe con i produttori.
Quello che è certo è che Terna verrà remunerata in entrambi i casi allo stesso modo per i suoi investimenti, come ha già garantito l’Autorità per l’energia e il gas. Così come sarà sempre l’Authority assieme al governo ad approvare i piani che verranno presentati da Terna per migliorare l’efficienza della rete. I sistemi di accumulo, infatti, servono per immagazzinare l’energia prodotta da eolico e fotovoltaico da utilizzare nelle ore di punta per abbassare i costi della bolletta energetica.
Una battaglia che si gioca anche a livello di numeri. Davanti a chi vorrebbe Terna più impegnata nella realizzazione di reti elettriche, la società ricorda che «solo nel 2010 sono stati realizzati mille chilometri di nuovi elettrodotti e 48 stazioni elettriche» e che al momento sono aperti 300 cantieri in tutta Italia per il valore di 2 miliardi di euro». Un dibattito che ancora ieri ha visto l’intervento di associazioni ambientaliste come Wwf, Legambiente e GreenPeace le quali hanno chiesto al governo «una posizione coerente sulla controversia Terna-Assoelettrica che vede quest’ultima in atteggiamento ostruzionistico per impedire a Terna di realizzare impianti idonei all’accumulo ed alla re-immissione in rete di energie rinnovabili».
Related Articles
Banco Espirito Santo, un buco da 7 miliardi fa tremare l’istituto portoghese
Un buco da 7 miliardi di debiti nello scrigno di famiglia in Lussemburgo. Che si è riverberato come un’onda d’urto sul Banco Espirito Santo (Bes) sospeso ieri alla Borsa di Lisbona
Vantaggi fiscali illeciti di Amazon in Lussemburgo per 250 milioni
Capitalismo digitale. La Commissione Ue ha pubblicato la versione finale della decisione antitrust. Il caso continua a tormentare Juncker, per 18 anni alla guida del Granducato
Bruxelles addenta il brand della mela
Unione europea. La Apple deve versare 13 miliardi di euro di tasse non pagate all’Irlanda. La società di Cupertino annuncia che questa decisione mette a rischio l’occupazione. Washington parla invece di persecuzione delle imprese Usa e antiamericanismo