Carla Del Ponte: «Finalmente»

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Cosa prova in questo moment, dopo sedici anni di indagini per catturarlo?
Ripeto, è una grande soddisfazione. Abbiamo lavorato più di otto anni per ottenere questo arresto. E la conferma viene dal fatto che la Serbia è finalmente riuscita ad arrestarlo grazie anche al fatto che l’Unione europea ha sempre fatto pressione su Belgrado per la procedura di adesione all’Unione europea. Quindi hanno capito che bisognava sbarazzarsi di questi accusati per poter procedere nella strada verso l’Europa. E questo mi conforta, perché era la nostra politica allora: avevamo bisogno dell’aiuto dei governi dell’Ue. Poi il mio successore ha continuato su questa strada che, finalmente, ha portato al successo. Perché Mladic è uno dei più alti responsabili, con Karazdic e Milosevic, di tutti i crimini che sono stati commessi nella ex Jugoslavia e quindi adesso si può proprio dire che il mandato del Consiglio di sicurezza dell’Onu è stato eseguito. È un grande successo per la giustizia internazionale, per il Tribunale e soprattutto un passo importantissimo per le vittime.
Si può dire che il ruolo della Serbia è stato decisivo, con un ruolo di riscatto e di ruolo sia della magistratura che degli organi inquirenti di Belgrado?
Assolutamente, senza dimenticare il precedente nel luglio del 2008 dell’arresto di Radovan karadzic. Va riconosciuto che dalla presidenza di Boris Tadic, abbiamo subito avuto risultati positivi. Con una volontà  politica di sbarazzarsi di questo passato ignobile.
Nel suo libro «La caccia», lei ha messo in evidenza come la giustizia nei confronti di questi due personaggi, Karadzic e Mladic, sarebbe stata risolutiva per le sorti dei Balcani, dove la storia della guerra non passa mai…
Certo. Quindi sarà  importante adesso capire come sarà  fatta giustizia in tutti i Balcani.
Da questo punto di vista in questo momento, paradossalmente, lei è vicina alla magistratura serba. Per il Kosovo, chiede per la vicenda dell’espianto di organi contro civili serbi per cui il Consiglio d’Europa accusa il leader kosovaro albanese Hashim Thaqi, che ci sia un’inchiesta dell’Onu, non quella limitata della missione Eulex…
Sì, esatto. Del resto ho visto che il presidente Tadic alla fine della conferenza stampa ha chiesto che venga messa in piedi un’inchiesta internazionale per questo caso.
Si può dire che dall’arresto di Mladic torna anche la necessità  di fare piena luce su tutti gli altri crimini commessi in Bosnia?
Questo è un’impegno che c’è sempre stato. Solo che naturalmente l’arresto di Ratko Mladic legittima la Serbia a chiedere nuovamente inchieste e giustizia, come su questi fatti del Kosovo.
Perché l’iniziativa Eulex non è sufficiente e invece l’Onu garantirebbe?
Non è che non è sufficiente, non hanno la struttura e i poteri necessari per fare questo tipo di inchiesta. Loro lo negano, ma è così e lo si sa da sempre. Quindi ha ragione la Serbia quando dice che vuole un’inchiesta internazionale. Adesso vedremo, credo che il 30 maggio il Consiglio di Sicurezza si riunirà  per discutere e speriamo che prenda la buona decisione. Non vedo, a questo punto, perché questi altri crimini non siano anche loro devoluti a un’investigazione che sia indipendente, seria.
E la garanzia dovrebbe essere proprio una giustizia non di parte…
Certo.


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