Tremonti: basta con le ganasce facili
ROMA – Giulio Tremonti gioca la carta dei diritti dei contribuenti: stop alle ganasce fiscali e agli interessi sugli interessi pagati al fisco. Dopo aver denunciato l’oppressione di cui sono vittime le imprese, e cui parte di responsabilità è attribuibile al fisco e in seguito alle recenti proteste, ieri il ministro dell’Economia è passato all’attacco annunciando nuove misure a tutela di chi cade tra le maglie della riscossione di Equitalia.
C’è un «eccesso di applicazione» delle ganasce fiscali, ha detto ieri Tremonti, in occasione del decennale della nascita delle agenzie fiscali, ma ha precisato che sono forme di esecuzione «fatte per conto dei Comuni e poi la colpa ricade sullo Stato». Così come sono troppo elevati gli interessi sulle sanzioni – ha osservato il ministro – che «ricordano da vicino l’anatocismo», ovvero la pratica tutta bancaria che prevede il calcolo degli interessi sugli interessi in caso di rateizzazione. Questo sistema, ha aggiunto il titolare di Via Venti Settembre, «non porta rigore ma solo discredito»
Per il ministro dell’Economia è arrivato il momento di correggere alcune storture del sistema fiscale italiano. «Meno ganasce, meno interessi passivi addebitati e un sistema più vicino alla condizione reale di tanti cittadini italiani», ha sintetizzato.
Le modifiche saranno inserite con tutta probabilità nel decreto sviluppo, al debutto in Parlamento. Un lavoro da fare «tutti insieme», ha auspicato Tremonti mentre sullo stesso argomento già si annunciano una serie di emendamenti nella stessa direzione da parte del Pd.
Del resto il convegno di ieri, celebrato in Campidoglio e concluso con l’Inno di Mameli, ha visto la presenza dei protagonisti della politica fiscale degli ultimi vent’anni: Franco Gallo, giudice costituzionale e ministro dei primi anni Novanta con Ciampi, Vincenzo Visco, più volte ministro del centrosinistra e lo stesso Tremonti, a fasi alterne per una decina di anni a Via Venti Settembre.
Clima disteso, soprattutto tra i «duellanti» del fisco, Tremonti e Visco. Comincia Visco: in un passaggio del suo intervento ricorda, nel giorno del decennale, che Tremonti era contrario alle nascita delle agenzie, ma poi fa autocritica e ammette di avere scommesso troppo sull’unificazione dei ministeri del Tesoro e delle Finanze. Invece di una replica al vetriolo Tremonti ricorda quando agli esordi frequentava lo stesso studio di Franco Gallo, e ammette che Visco ha ragione: «Al momento della loro nascita, votai contro la riforma delle agenzie perché ero convinto che il fisco dovesse essere gestito dalla struttura amministrativa classica. Ma oggi rendo atto che è stata una buona riforma». Tanto buona che il ministro dell’Economia rilancia e annuncia la creazione di una nuova agenzia, una quinta, quella dei monopoli.
Sulle «vessazioni» che colpiscono i contribuenti e sul tema delle «ganasce fiscali» è intervenuto anche il direttore dell’Agenzia delle entrate Attilio Befera. «Molti problemi» relativi ai fermi amministrativi, ha spiegato, «arrivano dai Comuni che, di fronte all’efficienza di Equitalia, non si sono adeguati» e quindi non comunicano tempestivamente le nuove situazioni dei contribuenti che farebbero decadere l’applicazione dei fermi.
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