“La mia battaglia non è finita bisogna convincere gli indecisi”
ROMA – Avvocato Pisapia, se lo aspettava il suo 48 per cento?
«No. Ero certo che si arrivasse al ballottaggio, sentivo una grande mobilitazione intorno a me, come mai è stato per una coalizione di centrosinistra a Milano. Però pensavo che con Letizia Moratti saremmo giunti alla pari, o mi immaginavo un punto sotto di lei. Perché il possibile exploit lo captavo ma la mia abitudine alla cautela ricacciava indietro quell’idea».
Invece il miracolo, come dicono in tanti.
«Un miracolo costruito e non calato dall’alto, determinato dalle migliaia di persone che si sono mobilitate. Ho fatto altre campagne elettorali, nessuna è stata bella come questa, nessuna così piena di speranze».
Merito suo o degli sbagli di Berlusconi?
«E’ stata preponderante la partecipazione dei milanesi e la spinta di tanti giovani. E poi ha giocato il fallimento politico della Moratti. Dei cento punti del suo programma non ne ha realizzati neanche due. Non ha lavorato per la città , chi vota lo sa. In questo quadro io sono riuscito a coagulare le esigenze del centrosinistra, di una coalizione molto estesa e credibile che è stata capace di non litigare e di amare la buona politica».
Propone un modello da esportare su scala nazionale?
«Le posso dire solo che la mia campagna elettorale è iniziata a luglio dello scorso anno, è stata una fatica enorme ma pure un lavoro indispensabile per arrivare a questo successo. Spesso negli incontri di quartiere ormai mi danno del tu, nessuno mi accusa di presentarmi all’improvviso per chiedere voti, conosco la gente e la gente mi conosce, può decidere in piena coscienza se fidarsi o no. Dunque sì, mi piacerebbe che il nostro risultato fosse una novità estendibile a tutto il centrosinistra».
Nuove strategie per il ballottaggio?
«Intanto invitare tutti a votare. Basterebbe che chi mi ha scelto tornasse a farlo per vincere e governare la città . Al tempo stesso non bisogna essere sicuri della vittoria. Quindi io e la mia coalizione dobbiamo parlare e parlare ancora con gli indecisi, confrontarci con chi si è astenuto. Non è affatto finita».
Il Terzo Polo non dà indicazioni di voto.
«Né chiedo io apparentamenti».
E come farà a convincere il ceto moderato?
«Ho sempre dialogato con tutti, anche quando ho fatto politica nazionale. La moderazione del linguaggio non significa moderazione dei principi, però per me l’ascolto dell’altro è un valore. Chi andrà a votare troverà un punto di riferimento nella qualità del mio programma e nelle aperture che contiene».
Non teme contromosse di Berlusconi e Moratti?
«Mi aspetto di tutto. L’uso della menzogna è ormai un’abitudine del centrodestra, ma nel mio caso non gli ha portato fortuna. Nonostante questo, non mi pare che stiano cambiando: prima hanno colpito la mia persona, ora la mia politica. Nuovi manifesti accusano che con me governerà il Leoncavallo, un centro sociale. Esponenti del Pdl mi danno dell’estremista. Se volessi mettermi allo stesso livello andrei a cercare dichiarazioni delle medesime persone, le loro parole di otto mesi fa: raccontavano che ero ragionevole e dialogante. Non lo farò perché mi tranquillizza il fatto che a votare saranno i milanesi e che il centrodestra è sempre più diviso, ogni giorno Pdl e Lega dicono cose diverse».
L’attacco al fotofinish della Moratti, nel confronto tv, secondo lei quando le ha giovato?
«Credo abbia influito ma non posso sapere esattamente quanto, forse l’1 o il 2 per cento. Di certo dopo la gente non mi parlava d’altro, trovava orribile tanta violenza, mentre io sono stato costretto a cercare in fretta e furia carte di trenta anni fa per dare una risposta piena e onesta. Però quell’attacco non mi ha fermato: nella stessa giornata ho continuato a girare, non ho rinunciato agli appuntamenti elettorali che avevo, ho raccolto altre delusioni di cittadini sulle mancanze della città ».
Adesso non dica che ha un messaggio anche per i grillini.
«Legalità , verde per Milano e no alla casta. Sono tre punti del mio programma, oltre che priorità del Movimento a 5 stelle».
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