Via da lui parenti e ministri Così si sfalda un regime

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ROMA— Negli ultimi giorni a Tripoli i segni dello sfibrarsi del regime si sono fatti così evidenti che è proprio il loro sommarsi a rendere ancora più vistoso il carattere coriaceo del blocco di potere sul quale si è retto finora Muammar Gheddafi, costruito a partire dal colpo di Stato del 1969 e poi consolidato, ristrutturato e soggetto a stratificazioni per 41 anni. Una settimana fa si sono avuti echi di una ripresa delle proteste contro il Colonnello nella zona del «mercato del venerdì» , una delle prime ad attirare in febbraio una sanguinosa repressione. Non essendo tutti intenzionati a rischiare le pallottole per manifestare, si racconta inoltre a Tripoli, i sostenitori degli insorti avrebbero verniciato cani e gatti randagi con i colori rosso, verde e nero della bandiera libica pre-colpo di Stato. A raffiche di kalashnikov, uomini di Gheddafi avrebbero fatto fuori quelle bestie, sgraditi mezzi di propaganda in circolazione per le strade. Alla Farnesina risulta che ieri alcuni abitanti avrebbero portato sui tetti dei palazzi, per farli distribuire dal vento nelle zone circostanti, i volantini con l’appello a schierarsi per una Libia democratica lanciati martedì sulla città  da un C-130 dell’aeronautica italiana. Piccoli gesti favoriti da un aumento delle defezioni aperte in febbraio da diplomatici e proseguite nei giorni scorsi, mentre il Colonnello doveva ricorrere a un messaggio audio alla tv per dimostrarsi vivo. In una telefonata con il ministro degli Esteri Franco Frattini per aggiornamenti reciproci sulla situazione, ieri dagli Usa il segretario di Stato Hillary Clinton ha apprezzato il volantinaggio dell’Italia. Eppure il regime non è crollato ancora. Perciò nei Paesi che mandano i piloti a bombardare in Libia ogni segnale o sospetto di distacco viene valutato per cercare di stimare quante sono le ulteriori capacità  di sopravvivenza del regime. Benché non sia affatto scontato che la presenza della figlia del Colonnello, Aisha, e della seconda moglie, Safiya Farkash, a Djerba, Tunisia, significhi fuga, la partenza per l’estero dei familiari del capo di un Paese in guerra non è ordinaria. All’origine del viaggio, secondo quanto si vocifera, potrebbe esserci il ricovero del primogenito del Colonnello, Mohammed, in una clinica di Djerba a causa di una depressione. La madre di Mohammed, Fathia Khaled, prima moglie del leader, sarebbe già  da tempo in Tunisia. In ogni caso, la loro assenza da Tripoli si somma a quella di uno degli uomini importanti per pagare la macchina da guerra dei Gheddafi, il ministro del Petrolio Shukri Mohammed Ghanem. Alla Farnesina risulta che questo ex primo ministro sia a Vienna, ma ieri altri non escludevano che fosse in Italia. A Roma, da tre giorni, sull’ambasciata libica sventola la bandiera verde, rossa, e nera e anche questo rientra tra i segni dell’indebolimento del regime. 


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