“Anche il Parlamento assediato dalle cosche” J’accuse di Pisanu sulle collusioni criminali
ROMA – «Non si sono mai visti tanti interessi criminali scaricarsi pesantemente, senza neanche il velo della mediazione, sugli enti locali, sulle istituzioni regionali e sulla rappresentanza parlamentare». Giuseppe Pisanu, presidente della Commissione antimafia, lancia l’allarme sulla «collusione tra mafia e politica», una «metastasi affaristica» causa della riduzione nel Meridione del 15-20 % del Pil.
Nella sua relazione c’è appena un accenno all’impegno del governo sul fronte della lotta alla criminalità organizzata. I proclami trionfalistici del ministro dell’Interno («Questo governo ha avviato un’azione di contrasto alla mafia senza precedenti negli ultimi decenni», ha detto più volte Maroni), s’infrangono nel j’accuse di Pisanu secondo il quale i risultati sono tutt’altro che incoraggianti. «Le mafie si sono globalizzate – è la denuncia del presidente dell’Antimafia – e in Italia sono entrate a far parte anche della cosiddetta “questione settentrionale”». Mi domando, si chiede Pisanu riferendosi, ma senza mai citarli, ai numerosi casi di corruttela che hanno investito esponenti del governo, «come sia possibile battere militarmente la mafia se non la si sconfigge sul terreno dell’economia e della moralità politica». Troppo pochi i 15 miliardi confiscati alle mafie, si legge nella relazione, se si pensa che il fatturato annuo di Cosa nostra ammonta a 150 miliardi. Le regioni del Sud «hanno registrato negli ultimi anni un continuo aumento dei reati di criminalità organizzata. E una tendenza non meno preoccupante si verifica nel Centro Nord, specialmente in vaste aree del Lazio, dell’Emilia Romagna, della Lombardia, della Liguria e del Piemonte».
Il ministro Maroni ha da tempo pronta sulla scrivania la relazione sulla sicurezza in Italia. Ma non ha ancora deciso di divulgarla.
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