A Cagliari la sorpresa Zedda costringe la destra allo spareggio

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CAGLIARI – «Bucca rua santa». Massimo Zedda ancora non ci crede. A chi gli pronosticava il ballottaggio rispondeva con il detto: «Che la tua bocca dica verità ». Invece l’onda di Milano è arrivata anche a Cagliari e l’outsider targato Vendola conquista il ballottaggio in un testa a testa con Fantola. In città  spicca l’alta percentuale di affluenza (71,41%). C’è chi ipotizza un effetto referendum, a parti però invertite: il no al nucleare (plebiscitario, 97%) stava tanto a cuore ai sardi che ha trascinato anche il voto amministrativo. Sia come sia, Zedda, 35 anni, ha sconfitto prima i “castosauri” del Pd (battendo Cabras alle primarie) e ora se la giocherà  tutta con Massimo Fantola, uomo delle grandi famiglie cittadine. «Is de nosos», uno di noi, nella Cagliari che conta. «Questo risultato premia non la giovane età  ma la freschezza delle idee e dei progetti», dice Zedda nella festa grande al circolo Sel e prima nella sede del Pd. Abbracci, baci. 

Invece Fantola ammette che sì, se lo aspettava il ballottaggio: «Colpa del dato nazionale se non ho vinto al primo turno». Leader dei riformatori in Sardegna, si è giocato tutta la campagna elettorale rivendicando la sua diversità  dalla destra berlusconiana. I collaboratori hanno sperato fino all’ultimo che ce la potesse fare al primo turno, e pure il fratello Carlo Ignazio – vice presidente dell’Unione Sarda, il quotidiano cittadino del costruttore Sergio Zuncheddu – ci scommetteva. La Cagliari delle tre “m” – mattoni, medici e massoneria – sta dalla sua. Anche se Fantola lo prende come un colpo basso insinuare legami suoi con i massoni: «Sono un uomo di Chiesa, non sono berlusconiano nel senso che non appartengo al Pdl e penso che il sindaco sia come un capocondomino con poteri straordinari». Straordinari davvero ce ne vogliono in una città  tanto bella quanto ripiegata, che non sa più cos’è lo sviluppo. Soffre la crisi economica. Ha una disoccupazione giovanile al 54%, ed è alle prese con il cemento da abbattere (i palazzi di Cualbu se vincerà  il centrosinistra) e con quello da piazzare (le Zunc-tower, le torri di Zuncheddu, alla Regione se ha la meglio il centrodestra). A penalizzare Fantola è stata proprio la stanchezza di 17 anni di dominio di centrodestra.
Di certo ha giocato anche il drenaggio di voti ad opera di Ignazio Artizzu, il candidato di Fini. Il presidente della Camera qui si è speso insieme a tutto lo stato maggiore di Fli. Al ballottaggio Artizzu non appoggerà  Fantola, che ha fatto «uno sgarbo vigliacco a Fini e a me». Non s’apparenterà  neppure con Zedda («la gente non capirebbe»). Ai ballottaggi si aprirà  nel Terzo Polo locale un problema grosso come una casa, poiché l’Udc (in Regione sono un unico gruppo) è schierata con Fantola. «Ma al ballottaggio – giura il finiano – per Fantola si mette molto male». A Cagliari si giocano molte partire dal risvolto nazionale. Il Pd deve fare i conti con i Castosauri e questa è la rivincita di Soru. Fantola dice con perfidia: «Significa che il Pd è finito, qui». Però pure il Pdl boccheggia.

 


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