L’Aja: “Arrestate Gheddafi e il figlio”

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Muhammar Gheddafi reprime la rivolta in Libia con arresti e uccisioni arbitrarie. Ordina personalmente attacchi a civili disarmati, li fa bombardare dall’artiglieria pesante o colpire da tiratori scelti in luoghi pubblici e perfino nelle loro case. Di questi delitti, la procura della Corte penale internazionale dell’Aja ha prove dirette e consistenti, perciò il procuratore Luis Moreno-Ocampo ha chiesto ai giudici di spiccare un ordine di arresto per il Colonnello, il suo secondogenito Seif Al Islam e il capo dei servizi segreti libici Abdullah Al Senussi, tutti e tre accusati di crimini contro l’umanità .

Sono prove schiaccianti, quelle raccolte da Moreno-Ocampo. Prove che dimostrano come le violenze «vengono pianificate in apposite riunioni e compiute anche contro persone innocenti o presunte colpevoli, le cui liste sono preparate su ordine di Gheddafi». Molti di questi supposti oppositori sono poi imprigionati, torturati e spariscono nel nulla.
Il procuratore cita crimini precisi e circostanziati, magari commessi contro persone che uscivano dalle moschee o che partecipavano a un funerale. Spiega Moreno-Ocampo che dal 15 febbraio scorso, data d’inizio delle sommosse nel Paese, le forze del regime hanno attaccato la gente nelle proprie case, sparato contro i manifestanti, usato armamenti pesanti contro civili inermi e utilizzato cecchini per uccidere i sopravvissuti. Sempre secondo il procuratore, Gheddafi ha compiuto e sta tuttora compiendo questi crimini «per conservare il suo potere assoluto, che esercita ricorrendo sistematicamente alla paura».
Dopo il presidente sudanese Omar Bashir, Muhammar Gheddafi è dunque il secondo governante in carica contro cui viene richiesto l’arresto dal procuratore dell’Aja. Se i giudici accoglieranno la sua istanza, dovranno essere le autorità  libiche a eseguire il mandato di cattura perché «sono loro che hanno la responsabilità  di catturare i responsabili che si trovano sul territorio». C’è un problema, però, ed è lo stesso che si presentò a Khartoum: finché comanda il Colonnello, è lui che incarna la sola autorità  Tripoli. «L’applicazione dell’ordine di arresto è un segnale contro chi continua a compiere crimini», ha anche detto l’argentino Moreno-Ocampo. 
Il Tribunale non ha escluso che in futuro possano essere identificati altri responsabili della repressione che da ormai tre mesi insanguina la Libia. Quanto ai complici più vicini di Gheddafi, la procura dell’Aja ha individuato il figlio Seif Al Islam, suo delfino prima che scoppiasse il conflitto, diventato poi il primo ministro di fatto. L’altro è Abdullah Al Senussi, sposato con una figlia del Colonnello, braccio destro del tiranno ed esecutore dei suoi ordini più delittuosi da quando è diventato il capo dell’intelligence. 
Per voce di Abdel Hafez Ghoga, vice presidente del Consiglio nazionale di transizione di Bengasi, gli insorti della Cirenaica hanno accolto con favore la richiesta di un mandato di cattura contro Gheddafi. Ma hanno anche chiesto che prima di essere giudicato da una corte internazionale il Colonnello sia processato in Libia. 
Sempre ieri, tre forti esplosioni hanno scosso la zona del bunker di Bab Al Aziziya, dove potrebbe essere asserragliato Gheddafi. Le esplosioni sono avvenute nei pressi dell’hotel che ospita i giornalisti stranieri a Tripoli dove, mercoledì scorso, il raìs s’era fatto riprendere dalla tv di regime, in barba agli stessi cronisti.
Intanto, la Nato ha cominciato a trasmettere messaggi sulle frequenze radio dell’esercito libico chiedendo ai lealisti di arrendersi. Messaggi del tipo: «Nessuno ha il diritto di rendere la vita del suo stesso popolo un inferno in terra», o «Smettetela di combattere contro la vostra gente», o ancora «La leadership libica ha perso il controllo e ha reclutato mercenari stranieri permettendogli di violentare la vostra gente».


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