L’Ilo: “La crisi aumenta le discriminazioni sul lavoro, soprattutto per i migranti”

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ROMA – “Nonostante i passi in avanti delle legislazioni contro la discriminazione, la crisi economica e sociale globale ha portato ad un aumento dei rischi di discriminazione contro determinate categorie di persone, tra cui i lavoratori migranti”. È quanto afferma un rapporto dell’Ufficio internazionale del lavoro (Ilo) dal titolo “Uguaglianza nel lavoro: una sfida continua” in cui si denuncia come stia crescendo il numero di denunce ricevute dagli organismi che promuovono l’uguaglianza e che secondo l’Ilo dimostra come da un lato la discriminazione nel lavoro sta assumendo forme diverse, dall’altro lato che la discriminazione per molteplici motivi sta diventando una regola piuttosto che un’eccezione”. “Periodi di difficoltà  economica costituiscono un terreno fertile per la discriminazione nel lavoro e, più in generale, per le società  stesse – ha dichiarato Juan Somavia, direttore generale dell’Ilo -. Questo si può constatare con l’insorgere di soluzioni populiste. Il rischio che si corre è che gli importanti risultati ottenuti nel corso dei decenni vengano compromessi”.

Il rapporto segnala anche che durante i periodi di recessione economica vi è la tendenza a dare minore priorità  alle politiche volte alla lotta contro la discriminazione e alla promozione di una maggiore consapevolezza dei diritti dei lavoratori. “Le misure di austerità  – precisa il rapporto -, i tagli al bilancio delle amministrazioni del lavoro e dei servizi di ispezione, insieme alla riduzione dei fondi a disposizione degli organismi specializzati in materia di non-discriminazione e uguaglianza possono compromettere seriamente la capacità  delle istituzioni di impedire che la crisi economica si traduca in un aumento della discriminazione e della disuguaglianza”.
Secondo il Rapporto, in questo contesto, l’assenza di dati affidabili rende difficile monitorare e valutare l’impatto delle misure adottate. Per questa ragione, il rapporto incoraggia i governi a mettere in campo risorse umane, tecniche e finanziarie per migliorare la raccolta di dati sulle discriminazioni a livello nazionale. “Il diritto fondamentale di non discriminazione nell’impiego e nelle professioni per tutte le donne e gli uomini – ha dichiarato Juan Somavia – è parte integrante delle politiche del lavoro dignitoso il cui obiettivo è garantire una crescita economica sostenibile ed equilibrata e società  più eque. La risposta giusta è combinare politiche per la crescita economica a politiche per l’occupazione, la protezione sociale e i diritti nel lavoro, che consentano ai governi, alle parti sociali e alla società  civile di lavorare insieme, anche cambiando i comportamenti attraverso l’istruzione”.

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Ilo: “Emergono nuove forme di discriminazione. E le più antiche sono risolte a metà ”

Rapporto “Uguaglianza nel lavoro: una sfida continua”. Di grande attualità  la discriminazione basata sullo stile di vita. Le donne continuano a essere penalizzate, così come permangono le discriminazioni per motivi razziali. Difficoltà  per i disabili

ROMA – Nuove discriminazioni e vecchi problemi risolti a metà . È questo il quadro mondiale delle discriminazioni sul mondo del lavoro delineato dal rapporto dell’Ufficio internazionale del lavoro (Ilo) dal titolo “Uguaglianza nel lavoro: una sfida continua”. Secondo il rapporto, infatti, tra i problemi ancora irrisolti o risolti soltanto in parte c’è la discriminazione delle donne, il razzismo, la religione, ma tra le nuove forme, l’Ufficio internazionale del lavoro ci sono anche gli stili di vita.

Donne e lavoro. Negli ultimi decenni, spiega il rapporto, i progressi in materia di pari opportunità  nel mondo del lavoro sono stati importanti. Tuttavia le disuguaglianze salariali persistono. Le donne, denuncia il rapporto, guadagnano in media il 70-90% di quanto guadagnano gli uomini. Donne discriminate anche a causa della gravidanza e della maternità , nonostante negli anni siano state introdotte progressivamente misure sulla flessibilità  degli orari di lavoro come esempio di politiche a favore delle famiglie.

Le molestie sessuali. “Le giovani donne, non autonome finanziariamente, single o divorziate, e le lavoratrici migranti sono i gruppi più vulnerabili”, spiega il rapporto, che denuncia come le molestie sessuali siano ancora un problema significativo nei luoghi di lavoro. “Fra gli uomini – precisa lo studio – le vittime sono il più delle volte i giovani, gli omosessuali e i membri delle minoranze etniche o razziali”.

Razzismo. “Combattere il razzismo è oggi più che mai una questione prioritaria”, spiega il rapporto. “Gli ostacoli che impediscono il libero accesso al mercato del lavoro devono essere ancora rimossi, in particolare per le persone di origine africana o asiatica, per le popolazioni indigene e le minoranze etniche e, soprattutto, per le donne che appartengono a questi gruppi. I lavoratori migranti sono spesso discriminati nell’accesso all’impiego e nel lavoro, e in molti paesi sono esclusi dai sistemi di protezione sociale”.

Religione. La discriminazione per motivi religiosi è in crescita. È in aumento, infatti, secondo lo studio, il numero di donne e uomini discriminati per tali motivi. “La discriminazione per ragioni di opinione politica – aggiunge lo studio – tende ad essere più frequente nel settore pubblico dove l’appartenenza alle idee politiche del governo in carica può essere un elemento determinante per accedere ad un posto di lavoro”.

Disabilità . Secondo quanto riporta lo studio dell’Ilo, circa il 10% della popolazione mondiale, ovvero circa 650 milioni di persone, presenta una disabilità  fisica, mentale, sensoriale o intellettuale. Di questi, oltre 470 milioni sono in età  lavorativa. “Secondo i dati disponibili, il tasso di occupazione di queste persone è molto più basso rispetto alle persone che non hanno disabilità ”. Le Nazioni unite, inoltre, stimano che l’80% delle persone con disabilità  nei paesi in via di sviluppo vive nella povertà , molti dei quali nelle aree rurali, mentre secondo la Banca Mondiale, il 20% dei poveri del mondo soffre di qualche forma di disabilità .

Hiv/Aids – “La discriminazione nei confronti di persone con Hiv – spiega il rapporto – può manifestarsi attraverso l’imposizione di analisi obbligatorie o in cui la volontarietà  è solo apparente o la confidenzialità  dei risultati non è garantita. Uno studio nell’Asia orientale commissionato dall’Ilo ha rivelato che alcuni datori di lavoro facevano eseguire test, che formalmente erano volontari ma che in pratica erano imposti, per poter avere il contratto di lavoro”. Tuttavia la Conferenza internazionale del lavoro ha adottato una raccomandazione che garantisce la protezione contro la discriminazione nelle assunzioni e nei luoghi di lavoro, nonché contro il licenziamento motivato dall’effettiva o supposta contrazione della malattia.

Età  – Secondo una ricerca effettuata dalla Commissione Europea nel 2009, spiega lo studio, il 58% degli europei ritenevano che la discriminazione per età  fosse molto diffusa nel proprio paese, rispetto al 42% dell’anno precedente. In totale, il 64% degli individui intervistati si aspettava che la crisi economica avrebbe aumentato l’incidenza delle discriminazioni per età  nel mondo del lavoro.

Orientamento sessuale – “L’omosessualità  in molti paesi è ancora considerata come un crimine”, aggiunge lo studio. Secondo alcune fonti, la differenza salariale tra omosessuali ed eterosessuali varia dal 3 al 30%. “Le coppie composte da individui dello stesso sesso non sempre godono degli stessi vantaggi delle coppie sposate, ed il diritto di includere il compagno all’interno dei piani di assicurazione sanitaria e di altri benefici connessi all’attività  lavorativa non sempre viene garantito”.

Stile di vita – In alcune regioni e paesi del mondo, la discriminazione basata sullo stile di vita è divenuta una questione di grande attualità , specialmente in relazione al tabagismo e all’obesità . La questione è ancora concentrata in un numero limitato di paesi industrializzati e nel prossimo futuro nuove analisi di monitoraggio e ricerche faranno certamente luce sui modelli emergenti, in modo da rendere possibile la definizione, da parte di governi e parti sociali, di orientamenti ed interventi appropriati.

La risposta dell’Ilo. Per contrastare la discriminazione l’Ilo raccomanda la promozione della ratifica universale e dell’applicazione delle due Convenzioni fondamentali sull’uguaglianza e la non discriminazione; lo sviluppo e la condivisione di conoscenze sull’eliminazione della discriminazione nell’impiego e nelle professioni; lo sviluppo delle capacità  istituzionali dei costituenti dell’Ilo nell’attuazione più efficace del diritto fondamentale di non discriminazione nel lavoro; e il rafforzamento dei partenariati internazionali con attori principali che si occupano di uguaglianza. La ratifica delle due Convenzioni fondamentali dell’Ilo sono state ratificate rispettivamente da 168 e 169 Stati, su un totale di 183 Stati membri dell’Ilo. “Quando il numero delle ratifiche supererà  il 90%, l’obiettivo della ratifica universale sarà  a portata di mano”.

 

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