L’ascesa e la caduta di un leader
Né la Francia, né la sinistra francese, né l’euro avevano bisogno di fronteggiare una situazione così imbarazzante. Non è la credibilità dell’istituzione internazionale ad essere in discussione, ma è difficile non preoccuparsi quando chi è chiamato a decisioni importanti, che coinvolgono monete, economie, destini di interi Paesi, risulterebbe — salvo doverosa presunzione di innocenza — persona incapace di controllare i propri istinti. È un fatto che ieri DSK, anziché stare in un carcere americano, avrebbe dovuto parlare con Angela Merkel dei debiti del Portogallo e della Grecia.
In Francia, risalgono le quotazioni del presidente Sarkozy che vede uscire di scena il suo sfidante più temibile. Le primarie della gauche saranno ancora più complicate dall’insorgere di nuove ambizioni e rivalità , anche se prende corpo la candidatura di un outsider, l’ex segretario socialista Franà§ois Hollande, il quale ha dalla sua una certa presa sulla base del partito socialista. Al di là del tornaconto politico, nessuno in Francia, nemmeno avversari e rivali interni, potrebbe gioire di una vicenda che, come logicamente avviene nell’universo mediatico, può fare danni al Paese intero. Dominique Strauss-Kahn occupava una poltrona frutto di candidatura bipartisan, con la benedizione del presidente Sarkozy. È— sarebbe il caso di scrivere «era» — una delle personalità più apprezzate, in patria e all’estero, per la competenza economica, sorretta da raffinata cultura umanistica e lucida visione politica, messe al servizio di un moderno progetto riformista per tutta la sinistra. I suoi libri hanno suscitato riflessioni non solo in Francia. Strauss-Kahn era anche riuscito a far dimenticare all’opinione pubblica di essere stato l’ideatore della legge sulla riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore, riforma storicamente attribuita a Martine Aubry. Gli restava da conquistare la sinistra più tradizionale, che non gli ha mai perdonato i lussi e qualche ostentazione di troppo, come l’ultima passeggiata per Parigi a bordo di una Porsche. Ma anche la sinistra ortodossa ne apprezzava intelligenza e competenza, sfoderate nella carriera universitaria e le capacità amministrative, sperimentate nella municipalità di Sarcelles, complicato centro multietnico alla periferia di Parigi. Quanto a scandali e pettegolezzi sulle presunte ossessioni sessuali, DSK era riuscito a convertirli in una simpatica fama di seduttore e marito infedele, con moglie aperta, informata e complice. E su questo capitolo erano già pronte le biografie, come quella, già in libreria, che gli riconosce il merito di «non dissimulare» gusti e comportamenti. Ma l’assalto di un potente a una cameriera evoca un diritto medievale o un bottino di guerre tribali più che capricci libertari. E spazza via la sostenibile separatezza fra pubblico e privato.
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11 Settembre, dodici anni dopo. A seguito della tragedia delle torre gemelle, doveva cambiare il mondo, nulla sarebbe stato più come prima. Ci sono stati certamente ulteriori attentati e devastanti conflitti, come in Afghanistan o in Iraq, di cui paghiamo ancora le conseguenze. Bin Laden è morto, da cinque anni alla Casa Bianca non c’è più Bush. A livello internazionale però sono stati ben altri gli elementi che hanno influenzato lo scenario politico: la crisi economica, l’emergere di alcuni paesi come potenze globali, il malessere che esplode qua e là come hanno dimostrato le sollevazioni nel mondo arabo, ma anche in Brasile o in India. Per il resto la storia si ripete.