Il Raìs come Osama È lecito eliminarlo
Alessandro Magno insegue e non dà tregua a Dario III per sigillare la conquista della Persia. I romani impiegano vent’anni per ottenere il cadavere di Annibale (suicida) dopo averlo braccato di esilio in esilio e di rifugio in rifugio. La prima volta che gli americani spediscono le truppe all’estero per colpire un capo avversario è nel 1885: i soldati del 6 ° Cavalleria, preceduti da duecento guide indiane, attraversano la Sierra Madre e il confine con il Messico. L’obiettivo è catturare Geronimo (lo stesso nome dato in codice a Osama Bin Laden) e le sue bande di Apache. Finire il capo nemico per finire la guerra. L’uccisione di Osama non è bastata per ora alla Casa Bianca a dichiarare la vittoria in Afghanistan e a ritirare il contingente, anche se è quello che molti deputati e senatori chiedono: colpirne uno per riportarne a casa centomila. E il dilemma strategico delle decapitazioni, della caccia a un uomo solo, resta aperto in Libia, dove la Nato ripete di non voler ammazzare Muammar Gheddafi, eppure ci va molto vicino con i bombardamenti. La risoluzione 1973 delle Nazioni Unite, al paragrafo 4, autorizza gli Stati membri «a prendere tutte le misure necessarie per proteggere i civili» . La formula spinge Robert Barnidge Jr, docente di Legge all’università di Reading, a sostenere su Politico: «Se il mandato del Consiglio di sicurezza può essere realizzato solo mirando al leader libico, allora colpirlo è permesso per fermare i massacri. E’ il comandante supremo delle forze armate e guida una dittatura con un potente apparato militare» . Jackie Ashley non trova invece giustificazioni nel testo: «Non dà il via libera all’invasione — scrive sul quotidiano britannico Guardian— e ancormeno agli omicidi mirati. In guerra la legge internazionale è tutto quello che abbiamo. O l’Onu conta oppure no. Non ci sono vie di mezzo e interpretazioni possibili» . Vladimir Putin, primo ministro russo, fa notare la differenza tra «imporre la no fly zone e bombardare ogni notte i palazzi dove vive Gheddafi. Chi ha dato alla Nato il diritto di condannare qualcuno a morte?» . Alain Juppé, il ministro degli Esteri francese, nega che uccidere la Guida della Rivoluzione, il titolo onorifico auto-elargito, sia l’obiettivo della missione. Così ha garantito pure Barack Obama davanti al Congresso: gli americani — come la maggior parte degli alleati — vogliono che Gheddafi se ne vada, ma in pubblico spiegano che il cambio di regime può avvenire anche con metodi diversi da quelli militari. «Confrontate la linearità del raid contro Osama con un evento successo ventiquattr’ore prima: numerosi missili hanno colpito una villa a Tripoli, uccidendo uno dei figli e tre nipotini di Gheddafi — commenta il Washington Post in un editoriale —. La morte di Bin Laden è stata annunciata con orgoglio dal presidente Obama, mentre la Nato si è perfino rifiutata di rivelare quale Paese avesse condotto l’attacco. Annientare o catturare il leader di Al Qaeda è stato un obiettivo americano per dieci anni. Noi crediamo che colpire Gheddafi e i suoi figli sia altrettanto legittimo» . A metà degli anni Settanta, la commissione Church passò sessanta giorni ad ascoltare settantacinque testimoni sulle macchinazioni della Cia per eliminare (o provarci) leader stranieri, da Patrice Lumumba in Congo a Ngo Dinh Diem nel Vietnam del Sud, da Rafael Trujillo nella Repubblica Dominicana a Fidel Castro sull’isola di Cuba. «I senatori nel documento finale — scrive Jim Rasengerger sul New York Times— dichiarano che questi assassini violano i precetti morali fondamentali del nostro stile di vita. Gheddafi non rappresenta una minaccia diretta agli Stati Uniti, o almeno non lo era fino a quando non sono cominciati i bombardamenti della Nato. E’ difficile comprendere perché tentare di uccidere Castro con un sigaro avvelenato fosse sbagliato e cancellare il Colonnello con una bomba intelligente sia giusto» . Dopo la fine della Guerra Fredda — commenta Benjamin Runkle, ex parà e funzionario del Pentagono — «sono gli individui e non gli Stati a rappresentare una minaccia agli interessi strategici delle nazioni» . Lo storico britannico Simon Schama fa un parallelo con gli ufficiali tedeschi che complottarono per ammazzare Adolf Hitler. «Se esaltiamo loro come degli eroi, non dovremmo considerare così problematico provare a eliminare Gheddafi» .
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