Prof e studenti boicottano i test Invalsi

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Nel primo giorno delle prove che secondo il ministero della pubblica istruzione dovrebbero testare la preparazione degli alunni italiani hanno aderito all’agitazione il 20 per cento dei docenti. Lo sostengono i Cobas per i quali «a Roma la protesta ha raggiunto il 30 per cento». Secondo le cifre diffuse dal collettivo studentesco «Senza Tregua», che ha raccolto i dati relativi ai questionari lasciati in bianco dagli studenti romani, sembra infatti che in licei come l’Orazio, il Visconti, il Virgilio o l’Albertelli le percentuali siano superiori al 60 per cento, e in certi casi superiori all’80.

I ragazzi hanno anche strappato i codici di riconoscimento e sono stati minacciati di denuncia dagli ispettori esterni e di provvedimenti disciplinari. È successo nell’Istituto d’Arte della Capitale dove un’intera classe che si è rifiutata di fare il test è stata sospesa per tre giorni.
Il ministero guidato da Mariastella Gelmini ha replicato a caldo. Secondo le sue stime solo lo 0,13 per cento delle classi non ha svolto il test, precisando che «su un campione di 2.300 classi, solo 3 non lo hanno svolto». «Sulla valutazione non si torna indietro» ha precisato il ministro in un’intervista rilasciata ieri a Il Messaggero. E poi ha rilanciato: «Dal prossimo anno vogliamo esternderne l’uso portando la prova anche alla maturità , così com’è accaduto all’esame di terza media».
La determinazione del ministro Gelmini ha scatenato l’indignazione delle maestre e dei genitori che, insieme ai loro figli, hanno tenuto per tutta la giornata di ieri un presidio sulle scale del ministero di viale Trastevere. «C’è grossa maretta – dice una delle maestre delle elementari – domani i genitori non vogliono mandare i figli a scuola per boicottare i test Invalsi». Durante la protesta, che si è svolta tra cori e canzoni, c’è stato anche il tempo per simulare ironicamente anche un test falso. «In questi mesi – è intervenuto Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei Cobas – le minacce a docenti e studenti sono state le più assurde. A tanti è stato impedito fisicamente di entrare in classe come a Trieste. In altri casi come a Torino sono stati sostituiti dai bidelli. Ieri però abbiamo la nostra campagna ha smascherato questa truffa colossale».
La prova generale per la tenuta del sistema di valutazione voluto da Gelmini, e dal suo consigliere-principe Roger Abramavel, durerà  fino al 13 maggio. Fino ad oggi il sistema ha sbandato paurosamente.
L’Invalsi, che è la prima gamba di una struttura che si regge anche sull’Indire e un «corpo ispettivo» che valuta le scuole e i dirigenti scolastici, ha già  perso il suo pezzo più pregiato, dopo le dimissioni del presidente Piero Cipollone che da poco occupa una delle 24 poltrone dell’esecutivo della Banca Mondiale. Quasi tutti i dipendenti dell’ente hanno un contratto precario, e solo 22 sono assunti a titolo definitivo.


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