Ad Atene la sindrome del complotto “Ci attaccano speculatori criminali”

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MILANO – Sciacalli, come dice a mezza voce tutta la Grecia. «Cassandre destinate a bruciarsi le dita», secondo la definizione un po’ più politically correct del ministro delle Finanze George Papaconstantinou. Oppure, per andare giù piatti come il premier George Papandreou «mezzi criminali». Altro che Osama Bin Laden. Il nemico pubblico numero uno ad Atene, da un anno a questa parte, ha un volto preciso: gli speculatori. Un cocktail di hedge fund, media disinvolti e politici spregiudicati (per lo più made in Germany, sussurrano sotto il Partenone) che per motivi differenti hanno lo stesso obiettivo: il crac della Grecia. 
La lista dei most wanted al riguardo è lunghissima. C’è il periodico tedesco Focus, reo di una disinvolta copertina dedicata agli “Imbroglioni della Ue” in cui – a scanso di equivoci – campeggiava una grecissima Venere di Milo con dito medio ben alzato verso i lettori. Ci sono i fondi anglosassoni («imbottiti di Cds, strumenti che consentono di guadagnare una montagna di soldi in caso di un nostro fallimento», dice Yannis Stournaras, presidente della Fondazione di ricerca economica di Atene) e i politici di Berlino che da settimane, in sorprendente cacofonia con il governo Merkel, ventilano la ristrutturazione del debito ellenico. E ultimo in ordine d’apparizione c’è lo Spiegel online che venerdì sera ha mandato in fibrillazione i mercati valutari – affossando l’euro – con l’annuncio che la Grecia era intenzionata a tornare alla dracma. «Uno scenario mai preso in considerazione» assicura Papandreou. 
Al sito del giornale tedesco nessuno vuol replicare. Il pezzo andato in rete l’altra sera – si limita ad osservare una fonte interna – non faceva altro che anticipare un summit europeo che poi in effetti c’è stato e i cui contenuti reali li conoscono davvero solo i presenti. Ma ad Atene – dove tutti paiono aver dimenticato che il governo ha truccato per anni i conti pubblici – infuria la teoria del complotto. I colpevoli? «Le grandi banche salvate con i soldi dei contribuenti Usa che ora si rifanno sulla nostra pelle», ha detto Papandreou a Barack Obama durante l’ultima visita a Washington. Soprattutto – come pensa senza dirlo buona parte del suo governo – gli istituti tedeschi che hanno comprato valanghe di titoli di stato ellenici attratti dalla sirena dei super-tassi e che ora non vogliono pagare il conto.
Ifr – la Bibbia dei derivati mondiali – getta acqua sul fuoco: la speculazione sul mercato obbligazionario greco è poca roba, assicura. I Cds in circolazione sono poco più di 5 miliardi sui 225 miliardi di titoli di stato in circolazione. La Ue però non è dello stesso parere: un mese fa ha approvato una raccomandazione per impedire speculazioni su questi strumenti. E ora ha avviato un’inchiesta su 16 banche per abuso di posizione dominante su un mercato che vale 26mila miliardi di dollari. «Il meccanismo della speculazione è semplice – dice un po’ apocalittica una fonte vicina al governo di Atene –. Scommettono sul crac greco. Poi attivano tutti gli strumenti a loro disposizione – media e politici conniventi compresi – per spingerci sull’orlo del burrone». Roba da Le Carré. «Tutt’altro. Pura realtà . Guardi come le tv anglosassoni hanno coperto la crisi negli ultimi mesi. Facciamo notizia solo per gli scontri di piazza, le molotov e gli scioperi. Mai per le riforme approvate o i risultati ottenuti». «La mia richiesta è una sola – ha ribadito ieri Papandreou –. Basta seminare paura: lasciateci lavorare in pace». Ma con appiccicata addosso l’etichetta (non del tutto immeritata visti i precedenti, dice qualcuno) di “imbroglioni della Ue”, difficile che le Cassandre della speculazione mollino la presa.


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