Davanti alla tv con la coperta “Ecco Bin Laden mai visto”

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NEW YORK – Osama Bin Laden “intimo” come non ci saremmo mai sognati di vederlo: ecco filmata la vita quotidiana del latitante più famoso del secolo. A una settimana dall’uccisione del leader storico di Al Qaeda la Cia e il Pentagono fanno un altro blitz, stavolta mediatico, divulgando un documento eccezionale. Sono cinque video privati, immagini accumulate durante la vita da recluso dentro il palazzo di Abbottabad, dove domenica scorsa fece irruzione il commando dei Seal. 

Sono proprio loro, i Rambo del corpo speciale Night Stalker, ad aver messo le mani su quel bottino straordinario: Bin Laden dietro le quinte. Versione casual e versione ufficiale. Si scopre che tra le due c’è una distanza notevole: l’unica debolezza apparente di Bin Laden era la vanità ? Lo vediamo assorto nella contemplazione dei suoi stessi video di propaganda: le famose immagini che lo ritraggono sui monti dell’Afghanistan, con mitra a tracolla, vestito come un capo guerrigliero. La telecamera allarga il campo e vedi lui stesso che in casa sua guarda quella tv, si accarezza la barba, dondola la testa in segno di approvazione, compiaciuto per l’icona del leader combattente. E in quella posizione davanti al televisore lui è proprio come lo hanno trovato i 79 soldati della US Navy: barba e capelli bianchi, spettinato, versione domestica e relax. Improvvisamente invecchiato, trasandato, con una coperta sulle spalle. Ma ha la concentrazione di un regista consumato, lo sguardo fisso su quei video, intento a perfezionare l’immagine di sé che proietta nel mondo. E accade la metamorfosi, di fronte al “ciak-si-gira”: è in un altro dei 5 video, questo sì destinato all’opinione pubblica mondiale, ai seguaci della jihad così come ai dirigenti americani. E’ un video muto perché Cia e Pentagono non vogliono fare da cassa di risonanza per l’ennesimo messaggio di minacce all’America. Lì dentro, dicono i dirigenti della Cia che commentano quel materiale, ci sono «condanne al capitalismo e la promessa di portare nuovamente il terrore nel cuore degli Stati Uniti». Quel che colpisce nel video destinato alla propaganda, è il fantastico ringiovanimento del protagonista. Qui Bin Laden si è tinto barba e capelli, scurissimi, e d’incanto si è tolto almeno dieci anni. Sembra quello del 2001. Il vestito è di sobria eleganza: una tunica bianco-oro, un copricapo candido. L’attenzione maniacale alla propria immagine, risalta da un terzo filmato: è una prova, lì Osama non è soddisfatto dell’illuminazione, lo sfondo gira sul marrone, la sua faccia “sbatte” come dicono nel gergo i tecnici della tv. Bin Laden si ferma a metà  del suo proclama contro l’America, ammutolisce, decide che bisogna ricominciare daccapo. Nella versione successiva lo sfondo è un bell’azzurro, le luci sono perfette, l’attore-regista è soddisfatto. “Fascinating, affascinante”, continua a ripetere Barbara Starr, l’anchorwoman della Cnn che è la prima a mandare in onda dalla sede del Pentagono quelle immagini storiche: «Anche i nostri operatori della Cnn sono colpiti, ammirati dalla professionalità ». Dentro il palazzo di Abbottabad c’era un vero e proprio studio televisivo.
Il leader terrorista che ha firmato la strage più grave mai accaduta sul suolo americano, lo stratega che ha distrutto le Torri gemelle e poi ha dato scacco alla superpotenza mondiale per nove anni e mezzo, si conferma uno straordinario manipolatore di messaggi, un maestro della comunicazione, che passava la sua vita clandestina a studiare la qualità  dei video. Lo si vede ancora mentre osserva la “resa” di una sua videocassetta, ritrasmessa da un tg di Al Jazeera. Gli indizi raccolti nel suo rifugio di Abbottabad consentono alla Cia di dare una data a quelle immagini: risalgono al periodo tra il 9 ottobre e il 5 novembre 2010, quindi sono molto recenti. Per l’Amministrazione Obama divulgare questi video ha un’utilità  chiara: «Vogliamo mostrare al mondo l’Osama Bin Laden che abbiamo scoperto e ucciso». Magari con l’aggiunta che quelle immagini di un vecchio pensionato che assapora le sue glorie passate in tv può smitizzare il suo prestigio. 
Questa prova non ha le controindicazioni della famigerata foto del suo volto, sfigurato dalla pallottola che ha centrato l’occhio sinistro e all’uscita «ha spappolato il cranio». Ma lui che interesse aveva in quel materiale, perché oltre ai video della sua propaganda si filmava anche nella versione casual, coi capelli bianchi e spettinati? Gli esperti della Cia che hanno passato anni a tentare di penetrare la psicologia del ricercato numero uno, hanno qualche interpretazione: «Si stava costituendo una sorta di memoria visiva», quei video della sua vita privata erano l’equivalente di un diario, una traccia di sé come tanti potenti l’hanno voluta lasciare alla storia. C’era forse anche il bisogno di sfatare qualche mito negativo, legato alla ricchezza delle sue origini familiari: nonostante le dimensioni regali del palazzo di Abbottabad, quei video mostrano un “monaco guerriero”, senza alcun lusso attorno a lui, con un apparecchio tv vecchio e piccolo, la coperta sulle spalle forse per supplire alla mancanza di riscaldamento. Assetato di vendetta, profeta di terrore, certo, ma ben diverso nella sua frugale austerità  rispetto ai vari Saddam e Gheddafi.
I cinque video divulgati senza la colonna sonora, sono soltanto una piccola parte di quella che la Cia definisce «la più ampia scoperta di segreti d’intelligence mai avvenuta». C’è dentro, assicurano, «la prova che Bin Laden era tuttora attivamente coinvolto, a livello operativo, nella preparazione di nuovi attentati». I dirigenti della Cia assicurano di non avere avuto dubbi sull’identità  della vittima perché i test del Dna incrociati con gli esami delle impronte, delle pupille, lasciano un margine di errore «pari a uno su 11,8 milioni di miliardi». Sono convinti che la scoperta delle informazioni contenute nei computer di Bin Laden «ha seminato lo sgomento dentro l’organizzazione di Al Qaeda, che ora deve lottare per riprendersi dal colpo, e darsi un nuovo leader». Gli americani sono convinti che la partita della successione sia tutta aperta. L’erede teorico, il numero due egiziano Ayman al-Zawahiri, sarebbe «non necessariamente il più popolare dentro l’organizzazione». 
Il centro della leadership potrebbe spostarsi verso lo Yemen e la penisola arabica, dove la Cia ha tentato giovedì di uccidere con un drone il leader locale Anwar al-Awlaki, senza riuscirci. In quanto all’ipotesi di divulgare anche le immagini filmate dal commando dei Seal durante il raid che ha portato all’uccisione di Bin Laden, la Cia è contraria: «Non vogliamo rivelare nei dettagli le tecniche d’intervento dei nostri commando», è la spiegazione. Già  viene considerata come una svista grave la non-distruzione del nuovo modello di Black Hawk, l’elicottero in versione “invisibile” lasciato ad Abbottabad dopo un guasto.

 


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