La Ue frena sulle spiagge ai privati “Sorpresi dal decreto, l’Italia spieghi”
BRUXELLES – La Commissione europea è «sorpresa» per la decisione del governo italiano di consentire concessioni di novant’anni sugli stabilimenti balneari. Bruxelles ha immediatamente chiesto informazioni a Roma spiegando che, se quanto è stato finora pubblicato fosse esatto, «la norma non sarebbe conforme alle direttive sul mercato interno». Appare scontato che questo provvedimento si scontrerà con il veto della Ue e si rivelerà niente altro che l’ennesimo spot pre-elettorale, destinato a restare lettera morta. La Commissione ha appreso la notizia dai giornali di ieri mattina. Il governo italiano non aveva neppure informato del provvedimento la direzione del Mercato interno della Commissione, che pure ha già aperto due procedure di infrazione contro l’Italia proprio sulla durata delle concessioni balneari.
Già nel 2009 e nel 2010 le autorità comunitarie avevano inviato lettere di messa in mora del governo italiano ritenendo che il rinnovo automatico delle concessioni balneari dopo sei anni fosse in contrasto con la direttiva europea sugli appalti. Sembra difficile ora che possa accettare un prolungamento a novant’anni senza fiatare.
«In questi mesi abbiamo lavorato molto con l’Italia per trovare regole compatibili con il mercato unico europeo sulla questione delle concessioni marittime», ha detto sinceramente sorpresa Chantal Huges, portavoce del commissario al mercato interno Michel Barnier. Di certo la Commissione non si aspettava che, invece di rendere più liberale la normativa esistente, il governo decidesse di blindare le concessioni per un periodo di novant’anni.
La norma comunitaria platealmente violata dall’Italia prevede che «nel caso in cui il numero di autorizzazioni disponibili per un data attività sia limitata in ragione della rarità di alcune risorse (le spiagge ndr), le autorità sono tenute ad applicare una procedura di selezione trasparente ed imparziale, che permetta a tutti gli operatori interessati di candidarsi». In particolare «l’autorizzazione è rilasciata per una durata limitata adeguata e non può prevedere la procedura di rinnovo automatico né accordare altri vantaggi al prestatore uscente o a persone che con tale prestatore abbiano particolari legami».
Secondo la portavoce del Commissario al mercato interno, la direttiva comunitaria prevede che «l’autorizzazione non dovrebbe avere una durata eccessiva, ma deve consentire periodicamente la rimessa in concorrenza del bene dato in concessione offrendo opportunità di accesso ad altri operatori. In particolare la concessione non dovrebbe avere una durata che vada al di là di quel che è necessario per garantire l’ammortamento degli investimenti effettuati».
«Il governo Berlusconi deve essersi ispirato al sistema delle concessioni coloniali o più probabilmente a quello delle tombe al cimitero – ha commentato l’eurodeputata Pd Debora Serracchiani – Le continue bacchettate che questo esecutivo sgangherato riceve da Bruxelles dovrebbero avergli fatto capire che non può fare norme a casaccio o a convenienza. Anziché rincorrere utopiche concessioni secolari, il governo dovrebbe contrattare con Bruxelles su basi realistiche, evitando che i suoi errori ricadano sulla testa dei gestori degli stabilimenti balneari».
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