Libia, Pdl e Lega trovano l’intesa “Stop a missione insieme ad alleati”

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ROMA – Pdl e Lega trovano la quadra sulla Libia: il Carroccio canta vittoria perché il partito del premier accetta gran parte delle richieste di Bossi. Berlusconi è soddisfatto perché rientra la crisi con l’alleato padano che nell’ultima settimana ha fatto traballare il governo. «Ora dobbiamo restare uniti e compatti», sprona. Di fatto, però, i due leader nemmeno ieri si sono visti, con il Senatùr che è andato a fare campagna elettorale nel varesotto: guarda caso proprio a Gallarate, comune dove la Lega corre contro il Pdl. A far diminuire la pressione solo una telefonata tra i due (la prima da una settimana) mentre i punti di dissenso restano molti. Oggi Bossi e Berlusconi potrebbero incrociarsi alla Camera dove si vota proprio sulla Libia, con il leghista che si limita ad annuire a chi gli chiede se prevede un vero e proprio faccia a faccia. Dei problemi della maggioranza e delle prossime mosse del governo il premier ne ha parlato ieri sera a cena con Tremonti. È a palazzo Chigi che la crisi libica si sblocca. Berlusconi riceve i vertici di Pdl, Lega (senza Bossi) e Responsabili (Sardelli). Per convincere i padani a fare qualche concessione sottolinea che i bersagli delle nostre bombe saranno solo militari e che se hanno assassinato il figlio di Gheddafi volutamente si tratterebbe di un fatto gravissimo perché «l’omicidio non rientra tra gli obiettivi della missione». Poi dice che non dorme da notti per la vicenda libica e per la paura di ripercussioni sui suoi figli e nipoti. Dopo due ore è il capogruppo lùmbard Reguzzoni ad annunciare la svolta: «Abbiamo trovato l’accordo su tutti i punti previsti dalla nostra mozione». Aggiunge che il testo sui raid in Libia presentato dalla Lega «praticamente non sarà  modificato». La mozione, che sarà  firmata dai tre gruppi di maggioranza, prevede «una forte azione politica» per una soluzione diplomatica a Tripoli, un no alle truppe di terra e ad un aumento delle tasse per pagare le bombe. Infine, punto cruciale, un «termine temporale» per la fine dei raid da trovare «in accordo con le organizzazioni internazionali e gli alleati». Una soluzione salomonica (la Lega voleva subito una data di stop) che però viene bocciata su due piedi dalla Nato: «La missione durerà  il tempo necessario», afferma Rinaldo Veri, responsabile di Unified Protector, negando che il figlio di Gheddafi fosse un target: «Noi non attacchiamo individui». Poi ricorda che per vedere la fine dei raid ci vorrà  «pazienza e determinazione». Quello che il governo non sembra poter garantire. Non si scoraggia il ministro degli Esteri Frattini che cercherà  comunque «di fissare un termine» con l’Alleanza atlantica. Ma per D’Alema solo parlare di dead line ai bombardamenti «è un’idiozia». Dal canto suo Bossi tira dritto e festeggia la sua vittoria italo-italiana sul Cavaliere. «La mozione della Lega passa e la vota anche Berlusconi». L’opposizione attacca: se per il Pd «la Lega si è calata le braghe», per l’Udc Cesa «Berlusconi deve sottostare ai ricatti del Carroccio». Il futurista Urso stigmatizza il «devastante scontro personale» tra Bossi e Berlusconi. Il prossimo nodo che aspetta Berlusconi è quello del rimpasto (che non va già  alla Lega). I Responsabili scalpitano per entrare al governo ma nel frattempo litigano su chi tra loro dovrà  sedersi sull’ambita poltrona. Oggi pomeriggio Sardelli vedrà  il premier. E mentre i suoi sono certi che le nomine arriveranno domani, da Palazzo Chigi si fa sapere che nulla è stato deciso e che l’imbarcata potrebbe slittare a dopo le amministrative.


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Le sconfitte elettorali e la politica immobile

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Continuare come se nulla fosse successo nel frattempo, come se il crollo di fiducia nella politica della destra non ci sia stato, come se la sconfitta di Milano, che prima del 15 maggio sembrava impensabile al premier, sia stata un fatto assolutamente irrilevante. Come se la grande disobbedienza del 12 e 13 giugno sia capitata in un altro paese. Tutto ciò che prima sembrava determinante, una volta avvenuto é stato rubricato in fretta nel capitolo della cronaca antica. Siccome i cittadini non hanno votato a elezioni politiche, essi non hanno espresso alcun giudizio su questa maggioranza di governo quando hanno votato a favore di coalizioni di centro-sinistra e quando hanno detto No all’insistente suggerimento di Berlusconi di non andare a votare ai referendum.

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