Il Vaticano: la morte non può mai rallegrare

Loading

CITTà€ DEL VATICANO — Il commento è arrivato già  a metà  mattina, calibratissimo. «Osama Bin Laden, come tutti sappiamo, ha avuto la gravissima responsabilità  di diffondere divisione e odio fra i popoli, causando la morte di innumerevoli persone, e di strumentalizzare le religioni a questo fine» , ha premesso Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede. Prima di aggiungere: «Di fronte alla morte di un uomo, un cristiano non si rallegra mai, ma riflette sulle gravi responsabilità  di ognuno davanti a Dio e agli uomini, e spera e si impegna perché ogni evento non sia occasione per una crescita ulteriore dell’odio, ma della pace» . Poche parole nelle quali c’è tutto. Dal punto di vista cristiano, è naturale che non si festeggi davanti a una morte. Affidato Osama al giudizio di Dio, resta comunque la responsabilità  più grave, specie agli occhi della Chiesa: l’avere usato la religione come strumento di odio e violenza, l’esatto contrario di ciò che Benedetto XVI e la Chiesa vanno ripetendo instancabilmente. Oltretevere c’è preoccupazione per le possibili conseguenze, il rischio di «una crescita ulteriore dell’odio» . E si fanno notare le parole della Chiesa pachistana: «Siamo un bersaglio facile, dal momento che non possono attaccare l’America. Domandiamo sicurezza. Il governo dovrebbe controllare ogni rappresaglia» , ha spiegato Lawrence Saldanha, vescovo emerito di Lahore. Però «speriamo che le cose possano migliorare gradualmente» , ha aggiunto monsignor Saldanha: «Molti guardavano a Bin Laden come ad un eroe della rivoluzione islamica. Ma era un modello dell’estremismo e una minaccia per la pace mondiale. La sua morte può cambiare la situazione demistificando l’estremismo e decentralizzando il movimento estremista» . Scuole e istituti cristiani, nelle principali città  del Pakistan, ieri sono rimasti chiusi, con le chiese e i quartieri cristiani presidiati. «La situazione è tesa. Vi sono forti timori di reazioni, del tutto insensate, contro le minoranze cristiane» ha spiegato Paul Bhatti, consigliere speciale del governo di Islamabad per le minoranze religiose. Del resto, è significativo che il vescovo di Multan, Andrew Francis, presidente della Commissione episcopale per il dialogo interreligioso in Pakistan, abbia spiegato di aver avuto «due incontri con le autorità  civili e militari per parlare delle misure di sicurezza verso i luoghi cristiani nel Sud Punjab» , come riporta l’agenzia vaticana Fides. «Quello che ho portato loro è stato l’esempio del beato Giovanni Paolo II, uomo di dialogo, di pace, modello per le relazioni islamo-cristiane in Pakistan» . Così si spiegano anche le parole del cardinale Angelo Bagnasco: «Prego per l’anima di Osama Bin Laden così come ho pregato e prego per le anime di tutti coloro che sono stati vittime del terrorismo e della violenza in generale, a cominciare dalla tragedia dei grattacieli di New York» . L’essenziale è capire che «non è assolutamente una guerra di religione» , ha aggiunto il presidente della Cei: «Speriamo che questa nuova situazione possa costituire un passo per tutti gli uomini di buona volontà , ma anche di maggiore coscienza da parte di tutti perché il bene maggiore non si ottiene mai con la violenza e tanto meno con il terrorismo, ma per altre vie. Io spero e prego per questo, perché ci sia un sussulto di coscienza a livello generale da parte di tutti, per poter intraprendere delle strade nuove, diverse, più positive» .


Related Articles

Il “bravo ragazzo” di Londra diventato boia del Califfo, ecco chi è Jihadi John

Loading

Identificato dal Washington Post: un informatico di 27 anni L’ong Cage: “Ma sono stati i Servizi a farne un estremista”

Costa d’Avorio, verso lo scontro finale

Loading

Le forze del presidente Ouattara si preparano a lanciare l’offensiva contro Gbagbo. Ad Abidjan ore di attesa e di paura

Siria: la Nato mira al gasdotto

Loading

La dichiarazione di guerra oggi non si usa più. Per farla bisogna però ancora trovare un casus belli. Come il proiettile di mortaio che, partito dalla Siria, ha provocato 5 vittime in Turchia. Ankara ha risposto a cannonate, mentre il parlamento ha autorizzato il governo Erdogan a effettuare operazioni militari in Siria. Una cambiale in bianco per la guerra, che la Nato è pronta a riscuotere.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment