Tremila profughi da Lampedusa verso il Nord
LAMPEDUSA – L’isola si è svuotata e la furia del mare e del vento che scarica sabbia africana promette un’altra tregua negli arrivi. I quasi tremila immigrati arrivati nel fine settimana hanno già lasciato Lampedusa a bordo di due navi e adesso tocca alle regioni, soprattutto quelle del Centro e Nord Italia, aprire le porte ai profughi subsahariani fuggiti dalla Libia. I nuovi arrivati vanno nei centri richiedenti asilo di Mineo, Caltanissetta, Pozzallo, Bari e Crotone nei posti lasciati liberi da chi, arrivato nelle scorse settimane, avrà ora una destinazione definitiva nei luoghi e nelle strutture messi a disposizione dalle Regioni secondo il piano di ripartizione concordato nelle scorse settimane con il ministro dell’Interno Maroni. Il capo della Protezione civile Franco Gabrielli oggi darà il via all’operazione trasferimenti che coinvolgerà complessivamente 3.000 persone. «Dai vari Cara – spiega Gabrielli – partiranno circa 1.500 persone per le varie regioni italiane e nel frattempo a prendere il loro posto arriveranno altri. Da Lampedusa sono già partiti domenica altrettanti migranti con la nave Flaminia e ancora altri 1.500 ieri sera con la Moby Vincent. Per questi 3.000 ci sarà dunque un passaggio per verificare le loro condizioni prima di trasferirli nelle varie Regioni». Questa volta si comincia dal Nord: le destinazioni previste per i profughi che lasceranno i centri di accoglienza per i richiedenti asilo sono in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana. Qualche centinaio di profughi saranno smistati anche in strutture di Marche, Puglia, Calabria, Campania e in provincia di Roma. Distribuzione che – assicura il commissario per l’emergenza – avverrà tenendo conto della dignità delle persone. «Non trattiamo pacchi, ma persone, quindi collaboriamo con le organizzazioni umanitarie per organizzare i trasferimenti nel migliore dei modi». Rassicurazioni che Gabrielli intende dare a quanti, nelle scorse settimane, hanno criticato aspramente il piano del governo nella parte che avrebbe implicato lo sradicamento dei richiedenti asilo già inseriti in contesti di accoglienza. «Abbiamo già contattato l’agenzia dell’Onu per i rifugiati e l’Organizzazione internazionale migranti, perché i rifugiati sono persone con criticità psicologiche, proprio perché provenienti da territori in guerra, come l’Africa subsahariana. Per questo collaboriamo con chi di questi problemi si occupa ordinariamente, nell’ottica dell’emergenza, certo, ma anche di creare meccanismi di accoglienza degni appunto di persone e non di pacchi». A Lampedusa, dopo l’ultimo assalto, rimangono solo una settantina di tunisini che da oggi dovrebbero cominciati ad essere rimpatriati e circa 180 richiedenti asilo. Ma il ministro dell’Interno Maroni non si fa illusioni. La consapevolezza che barconi stracarichi di migranti riprenderanno ad apparire all’orizzonte non appena il mare si sarà calmato è diffusa. Per questo Maroni ha annunciato che porterà al Consiglio dei Ministri un provvedimento urgente per ripristinare la possibilità di espulsione diretta dei clandestini, dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea sul reato di immigrazione clandestina.
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