L’ora della Siria

Loading

Ora è guerra aperta. E, almeno in Libia, guerra «mondiale», se è vero che alla coalizione «umanitaria» dei «volenterosi» partecipano 34 paesi. Ieri la Siria ha vissuto un «venerdì di sangue», il più sanguinoso dall’inizio della rivolta, a marzo. I morti finora sono più di 70. Un massacro. Le riforme annunciate e promesse dal presidente Bashar al-Assad (come la revoca della legge d’emergenza in vigore da 48 anni) non bastano. Troppo timide, troppo tardi, troppo poche. L’accusa di «cospirazione» per destabilizzare il paese – comune a tutti gli altri paesi investiti dalla rivolta -, forse ha un fondo di verità  (è di pochi giorni fa la rivelazione, da parte del Washington post, che le amministrazioni Usa, primaBush poi Obama, finanziavano con milioni di dollari l’opposizione anti-Assad), ma non basta a spiegare – come in Libia – una sollevazione così intensa, ampia, disposta a tutto. Ogni rivolta è diversa dalle altre, ha una sua peculiarità , ma le domande e gli obiettivi sono simili: in Siria la fine del monopolio del partito Baath, al potere da quasimezzo secolo, un sistema politico democratico, la liberazione dei detenuti politici e lo sciogliemento dei vari mukhabarat. In Siria gli Assad se ne devono andare, dopo 45 anni e anche se Bashar pareva disposto a riformare il (suo) sistema di potere. Come in Libia se ne deve andare Gheddafi dopo 43 anni, in Yemen Saleh dopo 33 anni. Come in Egitto e Tunisia se ne dovevano andare Mubarak e Ben Ali. Molti di loro amici e sodali dell’occidente, dittatori ma sicuri, che garantivano stabilità  (e, nel caso diGheddafi, petrolio) e il controllo di quell’incubo che per la Fortezza Europa è l’immigrazione di massa. Il problema, irrisolto, è in chemodo se ne devono andare. La Siria non ha il petroliomaè unpaese strategico («non si fa la guerra senza l’Egitto e la pace senza la Siria») nel quadro di un Medioriente esplosivo. Reso ancor più esplosivo che in passato dalla la fine del bipolarismo e del panarabismo (un tempo) progressista, l’avvento di nuove potenze (in primis la Cina), il declino degliUsa (già  impantanati in due guerre più una da cui non riusciranno facilmente a uscire), i rigurgiti neo-coloniali o neo-imperiali di expotenze europee decadute come Francia e Inghilterra, il dislocamento dei rapporti centro-periferia, il peso dei social network (i «facebook boys»). Un quadro intricato di cambio, magnifico per un lato e tragico per un altro. Ma dal finale oscuro. Che faranno ora gli «umanitari» con la Siria? La rivolta sanguinosa a Damasco ripropone domande senza risposta (o con risposte fin troppo facili): perché la «comunità  internazionale» – Usa, Francia, Inghilterra in testa – non corre in soccorso anche dei civili siriani (quelli yemeniti e bahareniti, evidentemente, pesano meno)? E come, con i raid aerei della Nato, con i «corridoi umanitari », con i consiglieri militari? Per favore, qualcuno lo spieghi.


Related Articles

India, il sogno spezzato

Loading

Sembrava pronta ad assumere il ruolo di potenza economica. “Oggi è la grande malata d’Asia” e strategica dominante Un’estate nera l’ha riportata indietro di anni 

Damasco, gli oppositori incontrano la delegazione araba

Loading

Gli osservatori della Lega araba, in Siria da lunedì per valutare sul campo la situazione, ieri sono stati a Homs, epicentro della rivolta contro il regime di Bashar al-Assad, scoppiata a metà  marzo. Li ha ricevuti il governatore della terza città  siriana, Ghassan Abdel Al.

GUATEMALA. Chiunque vinca sarà  di destra

Loading

Non hanno molta scelta i guatemaltechi che oggi si recheranno alle urne per eleggere il loro presidente: comunque sia, voteranno un candidato di destra. Al ballottaggio si presentano l’ex generale Otto Pérez Molina (detto «Mano dura»), fondatore del Partito patriota (Pp), e l’avvocato-imprenditore Manuel Baldizon, del Partito Lider (Libertà  democrazia rinnovamento). Al primo turno, l’11 settembre, i due hanno ottenuto 31,8% e 20% delle preferenze.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment