I pirati sequestrano un cargo con sei italiani

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La nave, con a bordo sei italiani e 16 filippini, trasportava un carico di soia dal Brasile all’Iran ed è stata abbordata ieri mattina intorno alle 4 nel Mare Arabico, non lontano dall’isola yemenita di Socotra. Il comandante della nave, Orazio Lanza, è riuscito a dare l’allarme con il sistema computerizzato satellitare, montato su tutti i mercantili in navigazione nei pressi del Golfo di Aden, il tratto di mare dove gli attacchi dei pirati sono più frequenti. La fregata turca “Giresun”, in pattuglia nelle vicinanze nell’ambito della missione Nato “Ocean Shield”, è arrivata vicino alla “Rosalia D’Amato” quando i pirati erano appena saliti a bordo e ha sparato alcune raffiche di avvertimento, ma ha desistito da un’operazione di forza perché avrebbe messo in pericolo la vita dell’equipaggio. I pirati hanno quindi preso il controllo del mercantile e lo stanno portando verso le coste della Somalia, dove si trova già  un’altra nave italiana, la Savina Caylyn, sequestrata l’8 febbraio scorso con a bordo cinque italiani e 17 indiani. Subito dopo il sequestro della “Rosalia D’Amato” il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha dichiarato che «una nave italiana già  lì» si stava «dirigendo sul posto per capire la situazione». In realtà  la fregata Espero, che opera nell’ambito della missione anti pirateria europea “Atalanta”, si trovava a mille miglia marine di distanza ed era impegnata in una scorta. Ci sarebbero volute circa 11 ore di navigazione perché intervenisse e in ogni caso l’esperienza, purtroppo ormai ampia, dimostra che niente si riesce a fare una volta che i pirati possono minacciare ritorsioni sugli ostaggi. «La nostra prima preoccupazione è la salvaguardia dei nostri uomini», ha dichiarato infatti il comandante Carlo Miccio, della “Perseverenza Navigazione”, compagnia armatrice del mercantile. Miccio è riuscito a parlare al telefono con il comandante della “Rosalia D’Amato”: «Lanza mi ha detto che vicino a lui c’erano i pirati, ma mi ha rassicurato che l’equipaggio stava bene e non c’erano state violenze. Al momento non ci sono state richieste specifiche da parte dei pirati, ma è la Farnesina a gestire la crisi». «I nostri equipaggi avevano fatto i corsi per fronteggiare le emergenze in caso di attacco – ha aggiunto Miccio – e la nave, non appena doppiata Città  del Capo, aveva montato protezioni con il filo spinato e messo in moto gli idranti per scoraggiare un arrembaggio». Ma le precauzioni suggerite da Confitarma non sono bastate e il sequestro riapre le polemiche su come fermare i pirati moderni.


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