Stato di polizia. L’allarme sul Ddl Sicurezza: «Deriva autoritaria»

Stato di polizia. L’allarme sul Ddl Sicurezza: «Deriva autoritaria»

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Il comunicato di Giuristi Democratici verso l’assemblea nazionale contro il ddl sicurezza del 16 novembre a Roma. Intanto il governo accelera alla Camera sulla separazione delle carriere per i magistrati: entro fine novembre in aula

 

«Assistiamo in questa congiuntura politica allo smantellamento della democrazia così come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi, a partire dalla messa in discussione delle sue radici antifasciste». Così Giuristi Democratici, nel documento conclusivo della propria assemblea generale tenutasi a Torino il 9 e il 10 novembre, lancia l’appello a una mobilitazione generale contro le politiche repressive del governo. E si prepara all’assemblea nazionale contro il decreto sicurezza prevista per sabato 16 novembre alla Sapienza, ore 10 aula magna della facoltà di Lettere. Nel comunicato i giuristi evidenziano come il quadro globale, all’indomani della rielezione di Trump, veda superate le distinzioni tra «democrazie liberali e illiberali», mentre gli spazi di agibilità del conflitto sociale sono «sempre più assottigliati». Un quadro in cui l’Italia gioca il ruolo di «laboratorio di nuove pratiche giuridiche e politiche a-democratiche, tese apertamente all’esautoramento delle istituzioni di garanzia e dei principi che reggono il nostro sistema di democrazia costituzionale» si legge nel comunicato.

INTANTO IL GOVERNO prosegue il proprio sprint, proprio su decreto sicurezza e separazione delle carriere, i due principali provvedimenti verso cui puntano il dito i giuristi. Il secondo in particolare, in esame alle commissioni affari costituzionali e giustizia alla Camera, corre veloce e si prepara ad arrivare in aula per la prima volta entro fine novembre. Ieri è stato posticipata la discussione dal 26 al 29 del mese, ma più per organizzazione del calendario che per una sentita necessità di dibattere più a lungo il testo. Le commissioni hanno bocciato ieri tutti gli emendamenti proposti dalle opposizioni all’articolo 2, quello che più specificatamente introduce la separazione delle carriere per i magistrati. Ora sono in esame gli emendamenti all’articolo 3, che sdoppia il Csm in giudicante e requirente e introduce il sorteggio per l’elezione di un terzo dei componenti. Entro fine mese il testo arriverà in aula per un primo voto, ma la strada per il ddl Nordio è ancora lunga e in salita. Trattandosi di una riforma costituzionale sono previsti due voti per ciascuna aula, il secondo dei quali a maggioranza dei due terzi, per essere approvato. Motivo per cui quasi certamente sarà necessario un referendum confermativo, auspicato peraltro dallo stesso ministro Nordio. Referendum senza quorum, dall’esito non scontato.

IN SENATO invece è iniziato l’esame in commissione giustizia del ddl sicurezza. Il 7 novembre è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti, che sono oltre 1500. Il voto in aula non è stato ancora calendarizzato ma potrebbe arrivare prima di Natale. Mentre lo scontro tra governo e magistratura si consuma sul terreno albanese, i lavori parlamentari accelerano nel giro di vite repressivo.

* Fonte/autore: Michele Gambirasi, il manifesto



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