“Patto di consultazione Pd-Idv-Sel o la sinistra resterà  una nebulosa”

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ROMA – «Il berlusconismo è in caduta libera ma il centrosinistra non appare pronto». Un atto d’accusa a Bersani e a Di Pietro, presidente Vendola? «Un appello. Il Pd, noi di “Sinistra ecologia e libertà “, Idv abbiamo il dovere di trovare l’uscita di sicurezza dal berlusconismo. Per aprire quella porta la chiave siamo noi, se la nostra proposta è credibile, unitaria, forte. Ci vuole un patto di consultazione. Una agenda comune. Il coraggio da parte di ciascuno di un passo verso gli altri senza contemplarsi allo specchio narcisisticamente mentre il paese va alla deriva. Sapendo che la questione di fondo è la fuoriuscita dal cono d’ombra in cui la gioventù italiana è prigioniera, in un ergastolo della precarietà , che inibisce la visione del futuro». Insomma, “svegliamoci” è il suo invito? «Diamoci da fare. Il Pd è il perno del centrosinistra, per questo lo sollecitiamo. Entriamo dentro una stagione interessante che parte dallo sciopero generale del 6 maggio e arriva ai referendum del 12 giugno. Berlusconi teme il responso popolare sulle privatizzazioni (della giustizia e dell’acqua), obiettivi strategici del centrodestra. Per questo il “sovrano” ha il battiquorum e ha paura inoltre che il nucleare sia una calamita formidabile per portare la gente alle urne. Oggi noi centrosinistra siamo una nebulosa, gli uni e poi gli altri e gli altri ancora. Abbiamo al contrario bisogno di lavorare rapidamente per mettere in campo una sorta di telaio, per usare una metafora». Fuor di metafora? «I mille fili di innovazione, di ribellione: il protagonismo delle donne, la pluralità  dei movimenti dei giovani, la nuova trama ecologica per ripensare l’intera economia a partire dal definitivo abbandono del nucleare. Noi dobbiamo dare un telaio, la possibilità  cioè che le cento vertenze aperte dell’Italia civile aggancino una proposta politica forte. Essere in grado di interpretare sia il disagio sociale che la speranza e l’indignazione che vediamo nelle proteste, nelle ribellioni, nelle lotte. L’appuntamento cruciale è a difesa della civiltà  del lavoro con lo sciopero generale della Cgil». Il suo appello è rivolto solo a Bersani e a Di Pietro e non a Casini e a Fini? «Coloro che si definiscono Terzo polo, e che recintano in modo sistematico il loro territorio, rivendicano una strategia fondata sull’equidistanza rispetto alla destra e alla sinistra. Osservo che i lavori in corso nel centrodestra sono soprattutto per l’adeguamento anti sismico dell’edificio del Pdl». Anche lei come Bersani è ottimista sulla vittoria di Pisapia contro la Moratti? «Si è aperta una possibilità . Non faccio cabala sulla politica. Penso solo che a Milano si sta determinando un moltiplicatore di energia e la coalizione del centrosinistra ritrova forza, coesione, grinta, radicamento. La destra è nel panico». Pensa a un soggetto politico unitario del centrosinistra? «Non mettiamo il carro davanti ai buoi. Ci vuole un respiro lungo per costruire la sinistra del futuro». La sua proposta è il contrario del “governo di decantazione” di Veltroni e Pisanu? «Con tutto il rispetto per Veltroni e Pisanu il “governo di decantazione” è una proposta che vive nelle astrazioni di una politica prevalentemente mediatica. Come dire, un “beau geste”. Non c’è il contesto, i numeri, la volontà  politica. Io credo che si tratti di una proposta profondamente sbagliata, ma non vorrei fare un dibattito su una cosa che non c’è».


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