Roma. Verso la piazza del 5 ottobre, il Tar conferma lo stop al corteo

Roma. Verso la piazza del 5 ottobre, il Tar conferma lo stop al corteo

Loading

 Gli organizzatori non annullano la manifestazione. Ci sarà anche il jewish bloc

 

Ricorso respinto. Il Tar del Lazio ha detto no alla richiesta avanzata dall’Unione democratica arabo palestinese di sospendere il divieto di manifestare sabato a Roma imposto dalla questura. Una decisione lampo: gli avvocati avevano presentato l’istanza di sospensiva nella mattinata di ieri e già nel pomeriggio il tribunale ha fatto sapere di non ritenerla «meritevole di accoglimento». Fatta la premessa che la tempistica stretta «rende estremamente difficoltoso» l’espletamento dell’istruttoria, il giudice ha ritenuto fondata l’esistenza di «un pericolo per l’ordine pubblico» e dunque di non considerare «manifestamente irragionevole la valutazione operata dall’autorità».

DAL PUNTO di vista strettamente formale la questura ha basato il proprio diniego su una formula che a dirla tutta suona piuttosto fumosa: la manifestazione del 5 ottobre, si legge nel provvedimento della polizia, «è stata pubblicizzata e associata attraverso piattaforme riconducibili ai più noti social network, al tema “un anno di resistenza – un anno di genocidio – 7 ottobre 2023 è la data di una rivoluzione”» e quindi «esprime una volontà celebrativa della strage consumata in danno dello Stato di Israele» da parte di Hamas. Discorso valido anche se le frasi incriminate non fanno parte della piattaforma di convocazione. A questo, dice ancora la questura capitolina, si aggiunge «un’intensificazione dell’interesse da parte di una variegata galassia antagonista». Nel loro ricorso, gli avvocati dell’Udap hanno fatto presente che questa «galassia antagonista» non è stata indicata chiaramente e che in un anno di cortei e piazze pro Palestina non si sono registrati incidenti. Non c’è stato niente da fare, però: nessuna sospensiva e udienza di merito fissata al 29 ottobre, quando ormai sarà inutile qualsiasi discussione.

LA CONFERMA del divieto, ad ogni buon conto, non sposta di una virgola la questione politica: gli organizzatori (Udap, Giovani palestinesi e Associazione dei palestinesi in Italia) continuano a confermare che la manifestazione si terrà in ogni caso. Con una defezione non irrilevante: la Comunità palestinese di Roma e del Lazio, l’associazione più vicina all’ambasciata palestinese in Italia, ha annunciato che sabato non ci sarà e ha dato appuntamento a tutti per la settimana successiva. Il motivo è presto detto: la questura ha detto no e tanto basta. «Se però dovessero ripensarci – ha spiegato al manifesto il presidente Yousef Salman – scenderemo in piazza sia il 5 sia il 12 ottobre». Per l’Udap, Khaled El Qaisi fa presente che, nonostante tutto, per lui bisogna tenere il punto sul 5 ottobre. «È una questione anche di principio – ha commentato -. Se la piattaforma di una manifestazione dà fastidio al governo di turno, lo riteniamo un precedente gravissimo che può essere reiterato nel futuro: è nei fatti una censura politica». Segue precisazione importante: «Non è una celebrazione del 7 ottobre, assolutamente, anche perché non abbiamo nulla da celebrare con cinquantamila morti a Gaza e migliaia di morti in Libano».

DALL’ALTRA PARTE della barricata, ieri mattina ha parlato il nuovo questore di Roma, Roberto Massucci. «Esiste un divieto e va fatto rispettare», ha tagliato corto. Poi ha aggiunto ci sarebbero già interlocuzioni in corso con gli organizzatori. I quali però negano di essere mai stati contattati. Sul piano operativo, si terrà un tavolo tecnico venerdì, ma Massucci ha già anticipato qualcosa del piano: «Ci saranno servizi a cerchi concentrici attorno a piazzale Ostiense (da dove partirà la manifestazione, ndr) fin dai caselli autostradali e lungo le direttrici che portano al centro di Roma e diventeranno sempre più stringenti». Quali poi saranno i rapporti tra le forze dell’ordine e i manifestanti resta un discorso tutto da costruire, anche perché le adesioni si moltiplicano: arriveranno collettivi da tutta Italia, oltre a partiti (Possibile, Rifondazione comunista, Potere al popolo), associazioni studentesche come Link e Osa, sindacati di base (Usb e Si Cobas), gruppi ambientalisti (Ultima generazione) e pure la rete contro il ddl sicurezza, che conta al suo interno un centinaio di realtà.

CI SARÀ, con ogni probabilità, anche il jewish bloc, uno spezzone di ebrei contrari al massacro in corso a Gaza. Per domenica alle 15, in zona Gazometro, sempre a Roma, si terrà inoltre un flash mob di Lea, il Laboratorio ebraico antirazzista. «Ribadiamo la nostra vicinanza alle vittime ebree, palestinesi e migranti del 7 ottobre, e alle oltre 40.000 palestinesi a Gaza – fanno sapere -. Ricordiamo che non ci può essere sicurezza né giustizia sotto un regime di occupazione militare e di apartheid».

* Fonte/autore: Mario Di Vito, il manifesto



Related Articles

I treni con più di 20 anni non li fermano. Li mandano al Sud

Loading

Puglia Tragica. A Nord si investono miliardi in Alta Velocità, da Roma in giù si taglia

Misure cautelari per 13 persone tra studenti e csoa Askatasuna

Loading

Torino /ARRESTI E DOMICILIARI PER LE PROTESTE DEL 1 MAGGIO.
Lo scorso primo maggio, a Torino, non è stato uno dei tanti. Non che i precedenti fossero esenti da proteste, ma quello di quest’anno ha rivelato ai più il termometro sociale della città , i malumori e le tensioni latenti. Al centro, una contestazione nei confronti del sindaco, Piero Fassino, che ha incassato un malcontento di piazza difficilmente circoscrivibile (dai precari alle maestre, dai disoccupati agli studenti fino ai No Tav).

Quegli omissis nei verbali e gli ufficiali sotto accusa

Loading

L’inchiesta sulle « talpe » nella Finanza è solo all’inizio: lo confermano gli « omissis » nei verbali. Oltre al generale Adinolfi ci sono almeno altri due alti ufficiali sospettati di aver rivelato notizie sulle indagini in corso. Ma non solo.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment