Escalation. Armi occidentali per colpire Mosca: l’europarlamento approva

Escalation. Armi occidentali per colpire Mosca: l’europarlamento approva

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Pd, FdI e Fi si oppongono ma votano la risoluzione (contrari Lega, 5S e Si). Dem divisi in tre. Marco Tarquinio: «Inaccettabile, Ue guidi il negoziato» Avs: c’è il rischio di escalation

 

STRASBURGO. Passa a larga maggioranza al Parlamento europeo la risoluzione che autorizza l’Ucraina a colpire obiettivi militari in territorio russo. Si tratta di un testo non vincolante, adottato dal Parlamento europeo con 425 voti a favore, 131 contrari e 63 astensioni: un via libera che, tra i gruppi, vede contrari la parte maggioritaria di Left, compresi i 5S, e i Verdi italiani. Sul versante destro, compattamente schierati contro l’uso delle armi i Patrioti per l’Europa (PfE), gruppo che ospita gli eurodeputati della Lega, e quasi tutti i sovranisti di Esn, il raggruppamento più giovane nato attorno al tedesco Afd. Pochi i socialisti contrari o astenuti, tra questi ultimi gli italiani Cecilia Strada e Marco Tarquinio, entrambi eletti nelle liste Pd come indipendenti.

IL VOTO FINALE È QUELLO che conta, ma nelle pieghe del testo, articolato in diversi punti che sono stati votati separatamente, soprattutto uno è risultato particolarmente divisivo. Si tratta del passaggio chiave, quello con cui l’Eurocamera «invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi di armi occidentali forniti all’Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo». La motivazione è specificata con la formula seguente: il limite attuale «ostacola la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa».

IL PASSAGGIO È STATO approvato con 377 voti a favore, 191 contrari e 51 astensioni. Ma il sostegno ha spaccato verticalmente quasi tutti i gruppi, perfino Left e Verdi, escludendo solo Ppe e Renew che si sono espressi massicciamente a favore, così come i sovranisti (Ens), che hanno optato decisamente per il no. Il caso più clamoroso riguarda però gli eurodeputati italiani, che sulla richiesta di dare all’Ucraina la possibilità di mirare oltreconfine hanno votato a grande maggioranza (51 no, 7 sì e 2 astensioni) per opporsi, compresi Fdi e Forza Italia (che a luglio aveva votato a favore di una mozione analoga) che hanno voluto ribadire il no del governo italiano a attacchi contro la Russia (Fdi e Fi votano però la risoluzione finale che contiene il passaggio contestato) . In alcuni casi, la contrarietà era in linea con la scelta maggioritaria della famiglia politica europea di appartenenza. È così per Sinistra italiana e 5S (in Left) come anche per la Lega (in PfE). In altri, il voto ha spaccato il gruppo. È accaduto sia in Ecr, dove gli italiani di FdI non hanno condiviso il via libera dato dai colleghi polacchi del Pis, che tra i Greens, dove la delegazione italiana (presenti Ignazio Marino, Leoluca Orlando, Benedetta Scuderi) si ritrova in quasi solitaria minoranza.

C’È POI IL CASO PD dentro il gruppo Socialisti e democratici (S&D), che non solo fa una scelta diversa rispetto a quasi tutte le altre delegazioni, ma si è ritrovata soprattutto divisa al suo interno. Come il manifesto ha anticipato nei giorni scorsi, la compagine dem – composta di 21 eurodeputati – si è espressa in tre modi: la gran parte, incluso il capodelegazione Nicola Zingaretti e il suo predecessore Brando Benifei erano contrari, Pina Picierno ed Elisabetta Gualmini a favore, Lucia Annunziata astenuta. Altri come Stefano Bonaccini e Alessandra Moretti hanno deciso di non votare. Ha scelto l’astensione, ma nel voto finale sul provvedimento, anche Marco Tarquinio. «La risoluzione nel suo complesso è inaccettabile», ci dice all’uscita dell’Aula subito dopo il voto. «Apprezzo comunque che il Pd abbia condotto un negoziato all’interno del gruppo socialista per migliorare alcuni punti». L’ex direttore del quotidiano cattolico Avvenire cita come esempio la modifica del riferimento al destino inesorabile dell’Ucraina nella Nato. «Quello era il lessico dell’Alleanza atlantica, mentre la formulazione approvata prevede che l’Ucraina dovrà collegarsi piuttosto col sistema di difesa europeo». Sempre a sinistra, c’è anche da registrare la dura reazione dei leader di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che parlano di «svolta preoccupante e pericolosa» con «rischio escalation della guerra fuori dai confini attuali».

Fuori dalle competenze di Bruxelles, la decisione sull’uso delle armi oltreconfine rimane in capo agli stati europei, che hanno posizioni articolate e diverse. Contraria al momento la Germania, insieme a Italia e Spagna, più possibilista la Francia, che insieme al Regno unito fornisce a Kiev missili a lungo raggio. «L’Ue dovrebbe condurre attivamente i negoziati, convocando al tavolo tutte le parti, anche Mosca», osserva Tarquinio. «Ma in questa risoluzione, non c’è niente del genere».

* Fonte/autore: Andrea Valdambrini, il manifesto

 



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